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VERBANIA – 27.07.2018 – Né vincitori, né vinti,

e un nodo politico ancora tutto da sciogliere. Solo un rinvio, “suggerito” dal Pd e passato con il sostegno di quasi tutte le minoranze, ha evitato il redde rationem tra il sindaco Silvia Marchionini e i vertici locali del suo partito. Ieri sera all’ordine del giorno del Consiglio comunale di Verbania c’era la discussa variante urbanistica che interessa l’immobile degradato di via Buonarroti-via Sanzio-via Monte Zeda, nella zona tra corso Europa e la Castagnola. Su quel triangolo abbandonato da un quarto di secolo e finito nel calderone del fallimento del gruppo Palese, il progetto del primo cittadino è chiaro: declassarlo a parcheggio, sgravarlo della volumetria residenziale da scaricare su un altro immobile a uso produttivo in viale Sant’Anna della medesima società, acquistarlo per realizzare un autosilo al costo di circa 1,5 milioni. Il Pd, inteso come segreteria e parte del gruppo consiliare, ha forti perplessità già espresse in una riunione di maggioranza e in Commissione Urbanistica. È stato al termine di quest’ultima, quando il dissidio s’è trasferito dai palazzi comunali ai media, che la tensione è salita. In una seconda –e, a quanto si dice, molto tesa– riunione di maggioranza pre-Consiglio, Marchionini ha ribadito di voler tirare dritto e di essere pronta ad andare alla conta a Palazzo Flaim. E così avrebbe voluto fare ieri quando, attorno all’una di notte, l’assemblea è arrivata a discutere della variante, che oltre al parcheggio comprende il cambio di destinazione d’uso dell’ex darsena di Villa Giulia –già Ufficio turismo comunale– da adibire a bar-ristorante. “Chiedo lo stralcio dell’ex Ufficio turismo, in subordine il voto per parti separate della variante, e in ulteriore subordine il rinvio”, ha detto Roberto Campana del M5S, andando incontro –forse non del tutto involontariamente– al desiderio di Nicolò Scalfi, segretario cittadino del Pd. I dem tutto avrebbero voluto ieri tranne litigare in aula, rompere col sindaco e andare alla conta. Se ce l’hanno fatta è stato grazie al segretario generale e alle minoranze. Il primo perché, con un proprio parere, ha escluso che fossero percorribili le prime due ipotesi, caldeggiando il rinvio. Le seconde perché, alla fine, il rinvio l’hanno votato, dando manforte al Pd, che s’è spaccato. La votazione, voluta proprio dal sindaco, che ha chiesto al Consiglio di esprimersi, l’ha visto soccombere 16-10. Con lei si sono schierati il presidente dell’assemblea, la sua civica, metà gruppo e Michael Immovilli del club Forza Silvio. Dal M5S al Fronte nazionale, passando per CittadiniConVoi, Comunità.vb e Sinistra&Ambiente sono arrivati i voti che hanno spostato il piatto della bilancia verso il rinvio.

Evitato lo scontro e sedati (per ora) i mal di pancia, il problema resta. Se in agosto Palazzo Flaim non si riunirà più, la questione parcheggio si presenterà in settembre, a ferie finite. Al di là dei dubbi di legittimità dell’operazione, il Pd ne nutre anche sull’utilità perché, pur concordando che completare il parcheggio toglierebbe dal degrado quell’area, ritiene che un milione e mezzo è un cifra importante (e che al momento non si sa dove possa essere reperita) per una zona che non ha particolare “fame” di aree di sosta. Né convince l’ipotesi prospettata da Marchionini di coinvolgere economicamente Villa Taranto, di cui da poco è presidente del cda, pensando che il silo sia da servizio al giardino botanico.

 

 

 

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