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VERBANIA – 20.07.2018 – Nessun voto favorevole:

tutti contrari con qualche benevola astensione. È una bocciatura, motivata e ragionata, quella che il sindaco Silvia Marchionini ha incassato l’altra sera dalla Commissione Urbanistica sul progetto di recupero del complesso immobiliare degradato di Pallanza, nel triangolo via Buonarroti-via Sanzio-via Monte Zeda. La vicenda del fu parcheggio ai piedi della Castagnola, che si trascina dagli anni ’90 e che s’è complicata con il fallimento della proprietà, una società del gruppo Palese, è –a oggi– una questione non troppo complicata. Esiste in quel sito uno scheletro di cemento armato con due solette, avvolto da rovi e piante infestanti diventati alberi, recintato da una rete di plastica e pali di legno semicrollata. È un’area degradata (con tanto di ordinanza per ripristinarne il decoro) appartenente a una società fallita gestita da un curatore. Su quell’area il Piano regolatore consente di edificare più piani di box/uffici/appartamenti di edilizia convenzionata. Vale poco meno di quattro milioni di euro, cifra di perizia utilizzata come base d’asta per una prima vendita andata deserta.

Per sottrarre l’immobile al degrado, Marchionini aveva disegnato un percorso che prevede: a) il declassamento urbanistico all’originaria funzione di parcheggio, b) il conseguente calo del valore d’acquisto, c) l’esproprio, d) la realizzazione di posti auto e box secondo uno studio già commissionato e pagato dal Comune a un professionista esterno.

Di questa ipotesi s’è parlato una prima volta nella Commissione di aprile, abbozzando in via preliminare un costo di 1,5 milioni. Martedì sera, due mesi e mezzo dopo, il parcheggio è tornato in Commissione sotto forma di una proposta di variante al Prg per spostare la volumetria residenziale da quell’immobile a un altro in zona Sant’Anna appartenente sempre a società del fallimento Palese. A presentarla, sul piano politico, non c’era il sindaco ma l’assessore all’Urbanistica Roberto Brigatti, supportato per la parte tecnica dal dirigente del settore. Ed è su questioni tecniche che il progetto s’è impantanato fin da subito. C’è l’approvazione formale del curatore fallimentare? C’è il parere dell’avvocatura civica?, ha domandato il Pd (il principale partito della maggioranza, quello del sindaco), ribadendo quanto già chiesto la volta precedente, senza ricevere chiare risposte. L’immobile è ipotecato? Avete parlato con la banca? C’è l’autorizzazione all’acquisto?, ha chiesto Patrich Rabaini di Comunità.vb. Né l’assessore, né il dirigente hanno potuto fornire chiarimenti precisi. Quest’ultimo ha ribadito di avere dall’Amministrazione il mandato tecnico a discutere dello spostamento di volumetria e null’altro. Ciò che viene chiesto è, di fatto, l’avvio “al buio” di una complessa operazione che richiede diversi passaggi non ultimi, trattandosi di un fallimento, i pareri del giudice delegato e dei creditori.

Ci sono poi dubbi di natura politica. Tra i diversi, il più solido e trasversalmente condiviso è un’altra domanda: ha senso spendere (sempre che i soldi siano reperiti) 1,5 milioni per un autosilo in una zona oggettivamente ricca di posteggi (Esselunga e Lidl sono a due passi) quando le emergenze della sosta sono, ad esempio, a Suna e Pallanza?

La somma di queste obiezioni, peraltro già raccolte da Brigatti la sera prima nella riunione di maggioranza, ha portato al voto negativo. Ora la palla torna al sindaco, che deve decidere se portare ugualmente la variante urbanistica in Consiglio comunale oppure rivedere la procedura, magari fornendo informazioni complete sui passaggi successivi.

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