VERBANIA – 03.07.2018 – Una parte vuole correre
per chiudere la partita prima del 2019, l’altra prende tempo in attesa degli eventi. Va oltre la tutela della salute e ricade nel perimetro della politica (e prima ancora nell’appartenenza geografica) il dibattito sull’ospedale unico provinciale di Ornavasso collina. Al momento, pur con posizioni trasversali, si sono formati due schieramenti riconducibili grossomodo alla formula elettorale del vecchio bipolarismo centrodestra-centrosinistra. Quello di centrosinistra, che ha come leader il vicepresidente della Regione Aldo Reschigna e l’assessore alla Sanità Antonio Saitta, fautori e difensori dell’ospedale unico, è composto a cascata dai sindaci del territorio di area Pd ed è sostenuto dalla direzione dell’Asl, braccio operativo della Regione, dalla quale riceve le linee di indirizzo. In quello di centrodestra ci sono più o meno tutti gli altri. Il panorama è variegato, e svaria da chi, come gli ex Forza Italia che nel 2003 sostenevano l’ospedale unico a Piedimulera, vede di buon occhio un solo nosocomio (eventualmente da discutere sulla collocazione); a chi, come gli ossolani guidati dal sindaco domese Lucio Pizzi, l’ospedale unico non lo vogliono a meno che non sia a Domo; a chi, come alcuni amministratori della media Ossola, vorrebbero si tornasse a Piedimulera. In questo fronte ci sono posizioni che, se si arrivasse al dunque, sono inconciliabili. Ma – e questa è la variabile – al dunque non si è arrivati. Il punto di non ritorno non è stato raggiunto e, anzi, la possibilità che il voto delle Regionali 2019 porti a un ribaltone, è concreta. Ecco perché Reschigna e Saitta hanno fretta e perché i quattro sindaci “dissidenti” no, pensando anche che qualcuno di loro ambisce a essere eletto a Palazzo Lascaris.
Ma in questo ragionamento vanno tenute in debito conto anche le variabili “tecniche” dell’equazione, cioè gli eventi esterni che potrebbero cambiare il quadro. La procedura scelta dalla Regione per il progetto del nuovo ospedale è il project financing (investimento edilizio condiviso con il privato, che in cambio avrà la gestione pluriennale non sanitaria del nosocomio) avviata con una convenzione tra Asl Vco e Scr (Società di committenza regionale) per vagliare le offerte dei pretendenti privati. Di possibili partner se ne sono manifestati tre e uno di questi ha presentato ricorso al Tar per stoppare la valutazione degli altri due. I giudici piemontesi hanno rinviato la decisione di merito, ma non hanno concesso la sospensiva degli atti impugnati e, novità di questi giorni, il ricorrente s’è rivolto al Consiglio di Stato, che si esprimerà a brevissimo. È poi in piedi anche il ricorso al Tar presentato da Domo.
Probabilmente è di questo, così come dei dettagli dei tre progetti, per i quali Scr ha già spedito una relazione all’Asl, si dovrebbe parlare venerdì nella Rappresentanza dei sindaci che, tuttavia, ha solo un ruolo consultivo. In linea teorica, fatti salvi cortesia e rispetto istituzionali, una discussione con voto finale non è prevista: l’Asl (o Scr, il punto non è molto chiaro) deve solo indicare quale è il progetto prescelto e, sulla base di quello, avviare le procedure di gara. Eppure, forse non a caso, la politica è chiamata in causa un’altra volta.


