
VERBANIA – 23.05.2018 – “La sanità italiana,
nel settore della pediatria, è allo sfascio”. È a tutto campo, sia sui singoli addebiti, sia sul piano della politica sanitaria, la difesa di Fabrizio Comaita. Oggi il pediatra domese, a processo a Verbania per truffa aggravata, ha parlato. Interrogato dal pm Sveva De Liguoro ha raccontato al giudice Rosa Maria Fornelli del progetto Ossola, del country pediatrico domese e dell’apporto del team di medici pediatri ai diversi ospedali del nordovest Italia in cui c’era carenza di professionisti: Borgosesia, Angera, Alba, Calcinato e Treviglio. È la storia dei cosiddetti gettonisti, pediatri che oltre alla libera professione supportano quegli ospedali dove i pediatri non ci sono e che, senza, rischierebbero di chiudere. “Senza di noi il punto nascite di Domo sarebbe chiuso – ha detto –. E senza punto nascite non ci sarebbe il Dea, e senza Dea nemmeno un ospedale completo. Oltretutto la convenzione, per via degli oneri riflessi del personale, è un vantaggio per l’Asl, che per il progetto Ossola spende mezzo milione l’anno e per la pediatria a Verbania due milioni e mezzo. In questi giorni, tra l’altro, stiamo garantendo noi alcuni turni a Verbania perché manca personale”.
Al di là delle considerazioni sui pochi specialisti e sulla necessità di ricorrere ai gettonisti, Comaita, che ha presentato una memoria dettagliata, ha ribattuto a tutte le accuse, capo di imputazione per capo di imputazione, insistendo sulla compatibilità dei turni in fila in ospedali lontani perché alcune erano reperibilità e sottolineando che i reparti non erano mai sguarniti. “Se a Domo non potevo arrivare si fermava un collega e poi ci restituivamo le ore – ha raccontato –. E negli altri ospedali mi aspettavano perché, comunque, c’è sempre stato un passaggio di consegne tra chi subentrava e chi usciva”.
Comaita ha sottolineato il suo rigore professionale di pediatra a servizio dei pazienti e della comunità in quegli ospedali in carenza d’organico, evidenziando anche che, quando era necessario, i turni li copriva lui. “L’ho fatto a Treviglio e Alba. Anche la domenica e durante le feste: Ferragosto, Natale e Capodanno – ha testimoniato –. Alcune colleghe sono mamme con figli e non mi andava di chiederlo a loro”. Assistito dagli avvocati Marco Ferrero e Marisa Zariani, il pediatra contesta anche l’importo delle truffe che gli vengono addebitate. La Guardia di finanza gli ha sequestrato 27.000 euro ma per l’avvocato Ferrero gli importi sono molto più bassi. Di questo e delle altre circostanze si parlerà nelle prossime udienze in cui verranno ascoltati i testimoni della difesa.


