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comaita fabrizio

VERBANIA – 04.05.2018 – Una mezza dozzina

di ospedali coperti tra Piemonte e Lombardia, onerose convenzioni “a gettone” e turni che si succedono senza continuità o si sovrappongono. È intensa, quasi cottimistica, l’attività medica svolta dal pool di pediatri coordinato dal domese Fabrizio Comaita (nella foto). Riuniti in diverse associazioni tra di loro, hanno esportato l’esperienza del country pediatrico del “San Biagio” sottoscrivendo convenzioni per coprire i posti e i turni vacanti in svariate strutture pubbliche: oltre al nosocomio domese, con gli ospedali di Borgosesia, Alba, Angera, Calcinato e Treviglio. Ed è disimpegnandosi tra queste strutture, distanti tra di loro talvolta qualche centinaio di chilometri, che Comaita avrebbe frodato l’Asl. Di questo, della discrepanza tra gli orari dichiarati (e pagati) e quelli effettivamente lavorati, è chiamato a rispondere al tribunale di Verbania. La Procura l’accusa di truffa aggravata per alcuni episodi – il danno economico è di modesta entità – risalenti al primo semestre del 2015. Il pm Sveva De Liguoro ha costruito il capo d’imputazione sulle risultanze delle indagini della sezione di pg della Guardia di finanza, che ha incrociato gli orari dei turni dei medici tra i vari ospedali con i tabulati delle celle telefoniche o i passaggi Telepass, rilevando che mentre il pediatra era in viaggio veniva pagato, o per il lavoro svolto nell’ospedale da cui smontava, o per quello in cui s’apprestava a prendere servizio. Come l’8 febbraio, giorno in cui Comaita doveva coprire due turni al “San Biagio” (8-14, 14-20) per poi essere alle 20 a Borgosesia. O come il 6 aprile in cui si succedevano la “notte” ad Angera (sino alle 8) e il lavoro ad Alba (dalle 8). Il domese, per la verità, non era l’unico cui si chiedeva la quasi ubiquità. Le Fiamme Gialle hanno svolto lo stesso accertamento per altri 11 medici aderenti a quelle convenzioni, nessuno dei quali coinvolto in questo procedimento.

Giorni, orari e ospedali sono stati ricostruiti oggi in aula dai finanzieri che si occuparono delle indagini e che hanno monopolizzato la prima udienza. Il pm ha passato in rassegna tutti i casi, uno per uno. La difesa, rappresentata dagli avvocati Marco Ferrero e Marisa Zariani, ha insistito molto sui compiti chiesti al pediatra, che doveva garantire, o la guardia attiva (presenza fisica in ospedale), o la reperibilità (giungere sul posto entro un lasso di tempo concordato, che per Domodossola è di un quarto d’ora), o la disponibilità al trasporto neonatale in accompagnamento. È su questi concetti e sulla possibilità di effettuare prestazioni di consulenza, anche telefonica, che ha tratteggiato la propria linea difensiva. L’udienza è stata aggiornata secondo il calendario già delineato dal giudice Rosa Maria Fornelli all’11 maggio, quando verranno escussi altri testi dell’accusa.

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