
VERBANIA – 11.05.2018 – Parlerà il 23 maggio,
sottoponendosi all’esame del pm dopo aver presentato un memoriale in cui, punto per punto, replica agli episodi che gli vengono addebitati. Fabrizio Comaita, 65 anni, pediatra domese coordinatore del progetto Ossola e del Country pediatrico -esperienza esportata anche in altre Asl- oggi ha assistito alla seconda udienza del processo in cui è imputato di truffa aggravata ai danni dello Stato. Dopo avergli contestato i turni sovrapposti o consecutivi in più ospedali anche molto distanti tra di loro, oggi il pm Sveva De Liguoro ha passato in rassegna la natura del rapporto tra le associazioni di medici coordinate da Comaita e le aziende sanitarie, e ha esposto alcuni casi di cure mediche che avvalorerebbero, nell’ottica accusatoria, la truffa del medico che veniva pagato ma non svolgeva le prestazioni concordate o non era presente in prima persona.
Per l’Asl Vco sono stati ascoltati il primario della Pediatria del Castelli di Verbania e il responsabile del Distretto domese, che hanno specificato le prestazioni previste dal contratto, cioè le guardie notturne, le consulenze specialistiche al Dea e la disponibilità all’accompagnamento dei pazienti che necessitavano un trasferimento in ambulanza. Per l’azienda sanitaria di Bergamo è stato sentito l’ex primario pediatra degli ospedali di Treviglio e Calcinate, in cui una delle associazioni di medici operava e per la quale, una volta in pensione, ha a sua volta effettuato alcuni turni. Nel suo racconto è stato delineato un quadro non troppo edificante della sanità pubblica che, carente di medici e soprattutto di specializzati, è costretta a reperirli dove può e come capita senza troppi controlli, nemmeno sulle presenze. Una situazione, questa, che secondo l’accusa si sarebbe verificata anche al San Biagio di Domo. Una dottoressa del Dea e una collega pediatra ossolana hanno raccontato di tre casi di piccoli pazienti in cui si verificarono problemi. Problemi confermati dalle mamme chiamate al banco dei testimoni. In un caso la famiglia attese venti ore per un’ecografia ritenuta urgente, in un altro la bambina che stava male fu dimessa e dovette tornare l’indomani, nel terzo la mamma attese al Country pediatrico una notte intera senza che nessun medico si presentasse se non l’indomani mattina.
Il giudice Rosa Maria Fornelli, escussi i testi, ha rinviato al 23 maggio per sentire l’imputato ma anche i testimoni della difesa, condotta dagli avvocati Marco Ferrero e Marisa Zariani. Un’altra udienza è già stata calendarizzata il 6 giugno.


