VERBANIA – 09.05.2018 – Sedici anni di carcere
ma nessun risarcimento alle parti offese. Così ha deciso stamane il gup Elena Ceriotti concludendo in primo grado il processo con rito abbreviato per omicidio volontario a carico di Marco Tacchini, il 34enne di Verbania che la vigilia di Natale di due anni fa uccise a coltellate la compagna Alessia Partesana, di 29 anni, nella loro abitazione di Bee.
Il giudice ha accolto la richiesta avanzata dal sostituto procuratore Nicola Mezzina e, sulle domande di risarcimento presentate dai parenti, ha rinviato la quantificazione a una causa civile da tenersi separatamente. Il papà e la mamma della vittima avevano chiesto 327.000 euro a testa, la sorella (tutti e tre erano rappresentati dall’avvocato Darvin Silvestri) 142.000. Per la figlia minorenne il procuratore speciale Marco Garlatti Costa aveva chiesto 2,4 milioni. Su questa costituzione di parte civile l’avvocato Gabriele Pipicelli, difensore di Tacchini, aveva sollevato un’eccezione sostenendone la nullità per una questione formale, cioè perché la costituzione era stata presentata dal curatore speciale anziché dal nonno materno, che nel frattempo era diventato tutore legale della bimba.
Il femminicidio di Alessia avvenne nelle prime ore del 24 dicembre 2016. Nella casa della coppia Alessia si stava preparando per andare al lavoro -era operatrice socio-sanitaria all’Opera pia Uccelli di Cannobio- quando ebbe una discussione con il compagno, con il quale i rapporti erano tesi per via di un rapporto che lei stava per troncare. Ne seguì un’aggressione fisica molto violenta, ripetute coltellate che ne provocarono la morte quasi istantanea. Commesso il fatto, mentre la bambina dormiva in camera, Tacchini chiamò i carabinieri e in auto scese a Verbania dove si costituì.


