VERBANIA – 09.03.2018 – Sedici anni.

È questa la pena richiesta dal sostituto procuratore Nicola Mezzina per Marco Tacchini (nella foto), il 34enne verbanese che la vigilia di Natale del 2016 uccise con trentadue coltellate, nella loro abitazione di Bee, la compagna – e madre della figlia – Alessia Partesana, di 29 anni. Il processo per il femminicidio di Bee, che si celebra dal tribunale di Verbania con rito abbreviato, è arrivato alle battute finali. Oggi hanno parlato Procura e avvocati. Il pm Mezzina, riconoscendo le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti, ha chiesto al gup Elena Ceriotti una condanna a 16 anni di reclusione su un massimo di 30 che prevede il reato di omicidio volontario nel caso di rito abbreviato (con l’ordinario si può arrivare sino all’ergastolo). Le parti civili costituite, cioè i parenti di Alessia hanno chiesto il risarcimento dei danni. Il papà e la mamma hanno chiesto 327.000 euro ciascuno, la sorella – tutti e tre rappresentati dall’avvocato Darvin Silvestri – della vittima 142.000 euro. Marco Garlatti Costa, procuratore speciale della bambina della coppia, oltre 2,4 milioni di euro.

Il difensore di Tacchini, l’avvocato Gabriele Pipicelli, ha insistito sulla parziale infermità di mente (attenuante insieme alla provocazione), chiedendo una nuova perizia psichiatrica – dopo che già s’era a lungo discusso sulle sue capacità di intendere e di volere – l’audizione della psichiatra dell’Asl che l’aveva in cura già prima del fatto di sangue e, comunque, il minimo della pena. Il gup Ceriotti ha rinviato per repliche e sentenza al 9 maggio.

Nelle prime ore del 24 dicembre 2016, mentre si preparava per lasciare Bee e recarsi al lavoro di Oss all’Opera pia di Cannobio, la vittima fu aggredita da Tacchini con un coltello da cucina. I colpi inferti furono numerosi e letali, provocandone la morte quasi istantanea. Dopo il fatto, l’uomo chiamò i carabinieri, prese l’auto e scese a Verbania per costituirsi. Da allora è in carcere.