VERBANIA - 22.08.2018 - Chiamarle umili erbette è fare un torto a madre natura,
che nel crearle deve avervi profuso molta sapienza e soprattutto immaginazione. Intanto instillandovi un bel po' di virtù benefiche e poi dotandole - cosa non secondaria - della capacità di crescere "con poco"; di accontentarsi, per piantare radici e fiorire, degli avari interstizi dei muri, degli spazi minimi tra una pietra e l'altra, oppure di quella ristretta "zona di confine" tra muro e strada che quasi nulla concede alla terra. Un "quasi nulla" che è solo il trionfo della vita. Ed in fondo è questo, che con linguaggi diversi e molta passione: Alessia Zucchi, Carlo Bava e Maria Cristina Pasquali (in foto) raccontano in "Muro, io ti mangio! - Emozioni e ritratti, storie e ricette per una meravigliosa dozzina di erbe di muro". Edito dalle edizioni Linaria di Roma, il volume (che in realtà sono due, ma indivisibili) sarà presentato al pubblico lunedì 3 settembre (ore 21) al teatro Maggiore, nell'ambito dell'edizione 2018 di "Editoria e Giardini".
Un omaggio alle erbe di muro, e di rimando alla lunga tradizione erboristica, culinaria e persino poetica e letteraria che nei secoli queste "erbacce" hanno alimentato. "Sia chiaro non è un manuale di botanica - precisa Pasquali, autrice dei testi, delle ricette e delle ricerche letterarie ed etnografiche che accompagnano l'opera - ma non è neppure un ricettario, o un libro d'arte. Certo è un'opera di divulgazione".
Eppure questi ingredienti ci sono tutti, a partire dalle storie e dal racconto delle virtù e dei segreti che le dodici erbe prescelte portano con sé. E poi le ricette, elaborate con fantasia dall'autrice, che le ha messe a punto badando alla sostanza ma anche all'eleganza. Un percorso emozionale, a cui è dedicato il primo volume per intero, è invece quello realizzato dall'artista Alessia Zucchi, che con le sue opere grafiche bianco su bianco o in bianco e nero, cattura tutta l'energia vitale di queste piante, sino quasi a farcene percepire il fluire lungo le nervature irraggiate di luce. La luce che le nutre, la luce della fotosintesi che in fondo nutre anche noi.
Il lavoro di Bava, che sin qui conoscevamo soprattutto come medico e "musico", è stato invece quello di svelare attraverso le immagini in macro (la fotografia è una sua vecchia passione) la bellezza segreta di queste creature sulle quali nessuno posa mai gli occhi. Foglie e fiori come architetture inattese che donano il piacere dello stupore aprendo a una dimensione di colore e di armonia formale che suona inaspettata ai distratti sguardi contemporanei, incapaci, ormai, di riconoscere una parietaria da un muschio. Non doveva essere così al tempo delle nostre nonne (e non a caso alle nonne è dedicato il libro) che, come ricorda Pasquali, quelle erbe cercavano e adoperano a piene mani, in cucina o nella farmacopea domestica. E seppure nel libro siano presentate anche col loro nome scientifico, a trionfare sono i nomi evocativi ereditati dalla trazione, quelli che adoperavano le antenate: l'erba vento, l'erba delle api, la viperina, il dente di leone, gli s-ciupitt, l'acetosella, il ciombolino e poi la valeriana rossa, la borraccina, la pimpinella e la più famosa: l'ortica.
Se è vero che ogni libro è un viaggio, il lavoro dei tre autori ci fa muovere lontano nel tempo ma ci lascia i piedi ben saldi a terra, invitandoci a scoprire l'invisibile accanto a noi.
Antonella Durazzo


