VERBANIA – 25.07.2018 – Un accorpamento a tappe forzate,
un’incorporazione che ha coinvolto personale e clienti e che solo ora, a distanza di 13 mesi, si può dire conclusa. Dal 26 giugno 2017, il giorno in cui con un decreto legge scritto in un weekend il governo Gentiloni ha ceduto a un euro le attività di popolare di Vicenza e Veneto Banca a Intesa Sanpaolo, il piccolo mondo verbanese e provinciale che si riconosceva nell’ex popolare di Intra è totalmente cambiato. I clienti sono passati dalle forche caudine della migrazione informatica, che l’8 dicembre ha creato in alcuni casi notevoli disagi. Il personale è stato riassegnato e ridistribuito.
Il quadro delle mutazioni avvenute si può leggere nei numeri finali. Oggi Intesa Sanpaolo si presenta con 32 filiali nella provincia del Vco (di cui 5 a Verbania) e 71.000 clienti privati, cui s’aggiungono 6.000 imprese. I dipendenti ex Veneto Banca integrati sono 231 (100 a Verbania), non tutti in filiale. “Nell’operazione che ha messo in sicurezza 50 miliardi di euro di risparmi – spiega Cristina Balbo, responsabile del Nord-ovest di Intesa Sanpaolo (nella foto) – abbiamo ereditato 10.000 contratti. Abbiamo valorizzato le professionalità e, qui a Verbania, mantenuto strutture staccate della direzione regionale che si occupano di riciclaggio, pricing, controlli…”.
Al netto degli esuberi, questa è l’attuale pianta organica, nulla di paragonabile ai tempi d’oro della “Intra”, che nell’abbraccio mortale con Veneto Banca ha cancellato, in città e sul territorio, qualche centinaio di posti di lavoro. Per il futuro, che in tutto il settore bancario significa forte riduzione della forza-lavoro, Intesa Sanpaolo non ha certezze. “Il piano industriale prevede altri accorpamenti, ma non posso dire se avverranno qui”, chiarisce la manager, che ci tiene anche a sottolineare la recente acquisizione di Banca 5, la banca dei tabaccai. “Con loro sarà possibile eseguire piccole operazioni bancarie, pagamenti e anche prelievi sino a 150 euro al giorno, anche nelle tabaccherie con apparecchi abilitati – spiega –. È un passo avanti anche nei piccoli paesi di montagna”.


