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TORINO – 24.07.2018 – Tutti condannati

per le spese pazze di Rimborsopoli. Ribaltando in parte la sentenza del processo di primo grado che aveva assolto 15 dei 25 imputati, oggi la Corte d’Appello di Torino s’è espressa accogliendo le richieste del procuratore generale Giancarlo Avenati Bassi nei confronti degli ex consiglieri regionali della legislatura 2010-2014 accusati di peculato per aver utilizzato i fondi destinati ai gruppi consiliari per spese improprie e di natura non politica. Un anno e sette mesi è la pena stabilita per l’ex governatore Roberto Cota (nella foto), che pure era uscito indenne dal primo processo. La sua stessa sorte è toccata ad altri due leghisti, al verbanese Roberto De Magistris e al novarese Massimo Giordano, condannati a un anno e sei mesi. Dall’assoluzione alla condanna anche Michele Dell’Utri (1 anno e 6 mesi), Federico Gregorio (1 anno e 5 mesi), Alberto Goffi (1 anno e 5 mesi), Maurizio Lupi (1 anno e 4 mesi), la figlia –e impiegata del gruppo– Sara Lupi (1 anno), Girolamo La Rocca (1 anno e 6 mesi), Rosanna Valle (2 anni e 4 mesi), Massimiliano Motta (2 anni e 2 mesi), Angelo Burzi (2 anni e 4 mesi). Fa più scalpore per il ruolo che attualmente ricoprono, i parlamentari Augusta Montaruli, Paolo Tiramani e Riccardo Molinari. La prima, deputata di Fratelli d’Italia, ha ricevuto una pena di 1 anno e 7 mesi, due mesi in più del sesiano Paolo Tiramani, esponente del Carroccio come Riccardo Molinari. Il segretario piemontese della Lega e capogruppo alla Camera dei deputati è stato condannato a 11 mesi.

Confermate in toto le altre sentenze che in primo grado avevano riconosciuto la colpevolezza degli imputati: Andrea Stara (1 anno e 10 mesi), Michele Formagnana (1 anno e 10 mesi), Roberto Tentoni (1 anno e 7 mesi), Alberto Cortopassi (2 anni), Daniele Cantore (1 anno e 8 mesi), Giovanni Negro (1 anno e 10 mesi) e Michele Giovine. L’ex leader dei Pensionati, che per la vicenda delle firme irregolarmente raccolte provocò per via giudiziaria la caduta del governo Cota, pagando anche le condanne definitive di allora con 4 anni e 6 mesi.

Sono usciti dal processo d’appello perché nel frattempo hanno patteggiato Angiolino Mastrullo e Rosa Anna Costa, che hanno concordato con la Procura rispettivamente un anno e sei mesi e un anno e nove mesi.

I giudici hanno anche comminato, come pena accessoria, l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Quasi tutti gli imputati hanno comunque beneficiato dei benefici di legge della sospensione della pena e della non menzione.

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