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sante mondello

VERBANIA - 22.07.2018 - Lo ha annunciato lui stesso

nei giorni scorsi, durante quella cerimonia all'americana di consegna dei diplomi che da preside ha importato al Ferrini-Franzosini arrivando quasi a farne una tradizione: Santino (Sante) Mondello il 31 agosto andrà in pensione. Il dirigente scolastico dell'istituto verbanese, dopo 40 anni al servizio della didattica, lascia le aule ma non sembra voler dire addio alla scuola: "Spero di continuare a dare il mio contributo - dice - vorrei poter mettere a disposizione i miei quarant'anni d'esperienza". In che modo non lo dice, forse un'idea ce l'ha ma aggiunge: "In realtà non ho ancora veramente deciso cosa fare da grande".
E' nel 1979 che Sante Mondello fa il suo ingresso nel mondo della scuola, insegna Matematica e Fisica in alcuni istituti cattolici della provincia. Un'esperienza che durerà 8 anni, fino a quando, nel 1988, arriva la cattedra all'istituto Ferrini. Comincerà allora un rapporto con l'istituto tecnico verbanese che, eccezion fatta per i tre anni da preside al liceo Cavalieri (2005-2007), durerà sino ad oggi. Nel 1995 il docente diventa vicepreside, ruolo che ricoprirà sino al 2005 quando, con la vittoria del concorso a preside, passa al liceo tranne poi tornare al Ferrini-Franzosini nel 2008. "Un felice ritorno dove il mio percorso nella scuola pubblica è cominciato", ricorda.
In questi decenni la scuola è davvero cambiata?
"E' cambiata così com'è cambiata la società. Ed anche i giovani sono cambiati".
In che senso?
"Non sono più abituati all'apprendimento tradizionale, al dover rielaborare a casa quello che imparano a scuola. Questa è una generazione che va per tentativi. Hanno un nuovo cellulare? Le istruzioni non le leggono, loro vanno per prove, tentano e tentano finché non ottengono quello che vogliono. L'intelligenza è vivace..."
Ma?
"E' solo cambiata la didattica. Fino a 30 anni fa prevaleva un lavoro frontale: il docente parlava, i ragazzi seguivano. Oggi la didattica è diversificata, con i laboratori o i 'problem solving' si adoperano altre metodologie per arrivare all'obiettivo che è lo stesso da sempre: trasmettere contenuti".
Ritiene che questi cambiamenti siano positivi?
"Il buono c'è. Prendiamo il caso alle attività di laboratorio, che una volta erano limitate ad alcune discipline e che oggi sono previste per tutte le materie...anche per l'Italiano. Questo vuol dire che si offrono più alternative per l'apprendimento".
Quindi va tutto bene...
"Un anello debole in questo processo c'è: le famiglie. Ovviamente parliamo in generale, ma tante volte non collaborano con la scuola, anzi, con le loro intrusioni fanno perdere credibilità all'istituzione e così anche la funzione educativa finisce per scricchiolare. D'altronde basta leggere le cronache recenti: insegnanti picchiati, insultati, offesi... e chissà quanti episodi ci sono rimasti sconosciuti. Sono segnali pericolosissimi per la scuola".
L'impressione è che chi pagherà il prezzo finale saranno queste generazioni
"E infatti se i ragazzi sono poco concentrati sulla scuola è grazie alla società che offre loro modelli sbagliati, i miti del guadagno facile e dell'assenza di merito vanno contro il concetto fondamentale di scuola come ascensore sociale. Anzi, tutto questo rema contro l'insegnamento, vanifica tutto...".
Sono considerazioni amare
"Ho dato sempre tutto alla scuola con immutato entusiasmo, oggi come 40 anni fa. E lo dico con dispiacere, ma la foto è questa, purtroppo. Certo, con famiglie diverse si potrebbe fare di più, dovrebbero capire che anche un brutto voto può essere educativo se diventa un'occasione per ripartire".
Per quanto ci siano innegabili criticità nella scuola italiana, non mancano comunque le esperienze positive, i successi, anche quelli collezionati dalla sua scuola
"Sono tanti i premi nazionali e internazionali che abbiamo ricevuto. E questo mi rende contento e fiero dei ragazzi. Solo negli ultimi due anni i premi nazionali sono stati tre: uno lo abbiamo ricevuto al ministero, uno al Parlamento, l'altro a Palazzo Chigi. Si tratta di riconoscimenti importanti".
Un riconoscimento al lavoro. Ma a proposito di lavoro lei ha smesso già?
"In teoria sarei in ferie, e invece mi trova qui a scuola perchè sto lavorando sugli organici. Il primo settembre deve essere tutto a posto,a nche se non ci sarò".
Ha già deciso di cosa si occuperà da pensionato?
"Non avendo più vincoli sicuramente potrò concedermi qualche viaggio in più. In realtà non ho avuto neppure il tempo di pensarci, questo tanto per sfatare il discorso che nella scuola si lavori poco. Con i miei 40 anni di esperienza so come intervenire nella scuola e per questo spero di potermi rendere ancora utile, anche perchè non riesco proprio a immaginarmi come giocatore di bocce".             

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