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VERBANIA – 19.07.2018 – Sul feretro, circondata dai fiori e sotto la foto,

è adagiata la maglia della Juve su cui sono stampati i nomi dei figli Niccolò e Luca. La famiglia e il calcio sono due istantanee che bene fissano i punti fermi della vita di Andrea Pinzino, funzionario del comune di Cannobio vittima martedì di un incidente di moto a Cannero Riviera.

Oggi Andrea ha intapreso il suo ultimo viaggio terreno. Nella chiesa di Madonna di Campagna, stracolma di gente e di dolore, tra gli occhi lucidi e i volti rigati di lacrime dei tanti amici venuti per salutarlo, il pensiero è spesso ricorso alla famiglia, alla moglie Alessandra e ai due figli Niccolò e Luca, di 13 e 6 anni. Perché morire a 43 anni, oltre a non avere una spiegazione e a lasciare solo spazio a tanti “perché?” che – ha ricordato don Egidio Borella – non hanno risposte se non nella fede, è meno straziante solo di morire lasciandosi dietro persone amate che di quell’amore si sono nutrite ma non potranno farlo mai più. “Dobbiamo essere vicini”, ha invitato il sacerdote, che ha concelebrato le esequie con don Roberto Salsa e don Riccardo Bonacci. “Ci siamo: oggi, domani e nei momenti che verranno”.

Un sentimento, la vicinanza, vissuto oggi non meno intensamente del dolore, dello sconcerto per una perdita così grave. I colleghi di lavoro a Cannobio, ma anche quelli con cui aveva condiviso gli anni in Provincia; gli amici di tutti i giorni e i vecchi compagni di scuola; le persone conosciute nel mondo del calcio e nel Gruppo sportivo San Francesco, di cui Andrea era dirigente d’una squadra di Esordienti e che seguiva assecondando la passione per il pallone trasmessa –a tinte bianconere– ai figli, si sono stretti attorni ai familiari: ai genitori Franco e Pina, al fratello Alessandro, ai suoceri Laura e Vito.

Prima di impartire la benedizione con l’acqua e con l’incenso, l’ultima riflessione di don Egidio è stata l’immagine poetica di chi non può veder cancellato il nome d’una persona cara se l’ha impresso nel cuore, dove resiste di più che a scriverlo sulla sabbia, a inciderlo su un albero o a scavarlo nella pietra. Nel cuore di tutti c’è il volto di Andrea, che sul libretto della messa funebre sorride in ultima pagina, circondato da quello dei suoi cari.

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