VERBANIA - 15.07.2018 - Carenze di spazio
e di personale, barriere architettoniche ad ogni passo, scaffali fuori norma, e pochi, pochissimi soldi per cercare di fare tutto, anche solo per restaurare quelle pergamene di 300, 500, 700 anni fa che rappresentano le memorie documentarie più antiche del territorio. Preziosissime. Così l'Archivio di Stato di Verbania "tira avanti" dibattendosi silenziosamente tra mille difficoltà e una generale indifferenza.
A CHI INTERESSA L'ARCHIVIO?
A chi interessa davvero in questi tempi di livore e contrapposizioni, di "lauree" conseguite su Facebook e di ignoranza esibita di salvare la montagna di carte dell'Archivio? Quale politico (o amministratore) avrà il coraggio di aggiungere al suo programma elettorale quel denaro pubblico che servirebbe a restituire dignità e il giusto posto ad un patrimonio immenso ma misconosciuto? In una società perfetta non bisognerebbe spiegare l'importanza dell'Archivio di Stato, in questa sì. "E' il luogo dell'identità territoriale, inteso nel senso più positivo del termine ovvero, come la capacità di stare nel mondo e avere la propria cultura", ci dice il direttore Mauro Livraga. Nella sua passione, così come in quella di chi ci lavora, come il funzionario Ignazio Galella, c'è il plusvalore che consente all'Archivio di funzionare, di aprire al pubblico e agli studiosi (pur con orari ridotti), di tenere in ordine le carte ed anche di organizzare nel palazzo di via Cadorna aperture straordinarie, mostre e manifestazioni per avvicinare i cittadini. Il tutto contando su tre persone, delle otto previste in pianta organica, e risorse limitate.
UN'IDEA PER L'ARCHIVIO
Pensare ad un Archivio tutto nuovo, che oltre a risolvere le criticità diventi un centro innovativo e punto vivo di riferimento per tutto il VCO, è l'idea che Livraga accarezza da un po'. "Non è il mio ruolo redigere progetti - premette il direttore -, né di sostituirmi alla politica cui spettano le decisioni. E' doveroso offrire uno spunto alla politica, in quanto ufficio periferico del ministero per i Beni e le attività culturali e un suggerimento all'Amministrazione perchè l'Archivio è memoria di questa comunità".
TRE MILIONI PER LA SICUREZZA
L’Archivio di Stato di Verbania conserva e gestisce un immenso patrimonio archivistico che riguarda tutto il Vco, con documenti (ma anche foto, disegni, mappe) che vanno dal XIV secolo ai giorni nostri. La sede, il palazzo di via Cadorna, è del Comune, che lo ha concesso in comodato d'uso gratuito. Tuttavia, come illustrato in una relazione da sottoporre al ministro della Cultura Alberto Bonisoli, è "fuori norma da tutti i punti di vista". La sola spesa di messa a norma richiederebbe tre milioni di euro. Un costo evidentemente insostenibile, che non risolverebbe l'altro grande problema: quello della saturazione degli spazi per la conservazione documentaria. La proposta sarebbe di costituire, assieme al Comune, un polo archivistico nel quale riunire gli archivi di vari Istituti (archivio notarile, del Tribunale, della questura ecc...), l’Archivio comunale e Archivio di Stato in una convenzione con la quale lo Stato - che attualmente non paga canone d'affitto al Comune - si potrebbe impegnare a corrispondere la locazione e parte dei costi di gestione al Comune, nonché la gestione con il proprio personale del polo. Allo stesso tempo verrebbe restituito al Comune il palazzo storico dove è ubicato adesso l’Archivio. "L'intervento del Comune sarebbe indispensabile, questo perchè la situazione degli archivi in Italia è difficile un po' ovunque e per Roma noi non siamo una priorità", chiosa Livraga che una sede adeguata in un edificio non di pregio architettonico, l'avrebbe anche individuata nell'ex “Cinema Teatro Sociale”, proprio di fronte alla sede attuale. Sito che offrirebbe gli spazi adeguati per uffici, un'aula di studio e conferenza e altre aule didattiche, e per i depositi per i documenti. Con una tale razionalizzazione, oltre all'abbattimento delle spese di ristrutturazione si approderebbe alla riunificazione dei vari archivi del territorio, dando luogo a un polo innovativo fra i pochi in Italia.
Certo, la soluzione suggerita dal direttore Livraga non è semplicissima, lo stesso ex cinema Sociale, di proprietà privata, dovrebbe essere oggetto di una trattativa da parte del Comune dagli esiti non scontati (la proprietà sta dialogando per un cambio di destinazione d'uso e per la revisione della scheda urbanistica). Comune che poi si dovrebbe accollare un investimento finanziario, pur ottenendo in cambio, un canone d'affitto e di rientrare nella disponibilità della sede storica dell'Archivio. Ma ci sono cose per le quale vale la pena prendersi qualche rischio.


