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giro caos uno

VERBANIA – 07.07.2018 – A distanza di un giorno

dalla tappa verbanese che ha inaugurato il Giro Rosa, l’eco delle polemiche sulla viabilità in tilt non si esaurisce. Il dibattito che ieri ha scaldato i social network e che forse ancora per qualche giorno (finché non si passerà a un’altra polemica, come sempre accade) animerà bacheche virtuali e chiacchiere da ufficio o da bar, ha avuto anche un risvolto politico.

Il primo a lanciare una critica e a difendere in via preventiva l’evento “non si dica che è colpa del ciclismo e dei ciclisti” è stato il consigliere di Comunità.vb Patrich Rabaini, che ha raccolto in strada le lamentele criticando “l’inadeguatezza di una Amministrazione che non ha avuto cura di informare i cittadini della chiusura totale delle strade apponendo per tempo idonei cartelli informativi come avviene in occasione della maratona del Lago Maggiore”.

“Con il Giro Rosa i cittadini sono diventati verdi di rabbia”, commenta con sarcasmo Stefania Minore del Gruppo misto. “Sono favorevole alle manifestazioni sportive purché gestite con responsabilità (…)”, dice, chiamando in causa Marchionini e le altre autorità. “Siamo abituati alle scelte insensate del sindaco, ma ci chiediamo come sia possibile che il prefetto non abbia avuto nulla da eccepire. Sia di conforto alle persone sapere che sarà l’ultima estate di follie del peggior sindaco dal dopoguerra a oggi”.

Per Forza Italia è “ uno spaccato di disorganizzazione e di totale caos della gestione della viabilità cittadina”. Di “inefficienza della macchina organizzativa, dell'uomo solo al comando (il sindaco, ndr)” parla il M5S, che invita a guardare “la cartina dell'evento per capire che gli accessi al centro cittadino, da Suna a Pallanza, fino ad arrivare a Intra, erano completamente bloccati”. “Questa volta forse neanche le scuse del sindaco potrebbero bastare, ammesso che arrivino”.

In effetti, ma era chiaro sin dalla vigilia, il tracciato scelto ha massimizzato l’impatto della chiusura strade, bloccando snodi vitali come tutta la 34 da Fondotoce al ponte per Intra (in entrambi i sensi di marcia), la strada d’argine sul San Bernardino e viale Azari. All’interno di questa “zona rossa” totalmente off limits ci sono l’ospedale, il tribunale, svariati uffici pubblici, la questura, il comando dei vigili del fuoco, quello dei carabinieri, tre grandi supermercati. Da quando i varchi sono stati serrati nessuno s’è più mosso. Le storie di disagio si sprecano: da chi è uscito dall’ospedale dopo una visita o una terapia e s’è dovuto riaccomodare in sala d’attesa, a chi, al parcheggio del supermercato con le borse della spesa è tornato indietro pregando che gli salvassero almeno i surgelati che squagliavano; da chi era a Intra e non è potuto andare a prendere i figli a Pallanza a fine centro estivo, a chi, più in generale, doveva spostarsi per lavoro. Senza statale, la coda a Bieno l’hanno fatta anche le ambulanze -fortunatamente non c’è stata nessuna emergenza- e nel traffico è rimasto imbottigliato pure un carro funebre diretto al cimitero.

Insomma: caos e disservizi, che hanno prodotto scene censurabili di automobilisti con invettive anche oltre il lecito e sfoghi pesanti sui social network, dove l’ironia abbonda, contribuendo a vanificare l’immagine positiva portata da una corsa che, anche per via del blocco delle strade, all’arrivo ha visto applaudire la maglia rosa solo una manciata di tifosi. Che il Giro Rosa non attiri le folle come il “fratello” ricco maschile è risaputo, ma vedere qualche centinaio (ad andare bene e contando anche gli addetti ai lavori) di persone all’arrivo è stato un po’ deprimente.

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