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VERBANIA – 06.07.2018 – Code interminabili,

ore d’attesa sotto il solleone, strade bloccate, proteste e perfino insulti: in diretta e via social network. Il pomeriggio che Verbania ha dedicato alla tappa d’apertura del “Giro Rosa” di ciclismo è stato un caos viabilistico senza precedenti per la città. Un caos iniziato alle 15 e terminato più di tre ore dopo, quando le strade interamente bloccate sono state riaperte e, pian piano, la situazione ha iniziato a tornare alla normalità.

Sul banco degli imputati sono finiti organizzatori, Amministrazione comunale e le autorità che hanno autorizzato l’evento senza pesarne appieno le conseguenze o cercando di prevenire i disagi.

Il problema principale è legato al tracciato scelto per la crono-squadre, 15,5 km che hanno tagliato letteralmente in due Verbania. Chiudere in un colpo solo via Vittorio Veneto, via Olanda, viale Azari, corso Nazioni Unite e via Troubetzkoy (in entrambi i sensi di marcia, per giunta) e non permettere, nell’orario di “embargo” del traffico, nemmeno di attraversare queste arterie, ha isolato Fondotoce, Suna, Pallanza, Cavandone, Madonna di Campagna e Sant’Anna. A spanne si può affermare che almeno oltre diecimila persone siano rimaste bloccate, a partire, per esempio, da dipendenti e pazienti dell’ospedale “Castelli”, dove forti sono state le proteste.

Il blocco totale, caduto nell’orario di rientro dei frontalieri dalla Svizzera, ha avuto effetti pesanti sulla statale 34, con code sino a Ghiffa. La provinciale Fondotoce-Bieno-Trobaso ha faticato a reggere tutto il traffico deviato dal lago, anche perché rientrare da Trobaso a Pallanza-Suna era impossibile, tanto che anche le strade d’argine si sono congestionate. Off limits anche i tre ponti sul torrente San Bernardino.

Chi s’è trovato a cercare di entrare agli incroci della “zona rossa” è stato respinto dai volontari della protezione civile o dai rappresentanti delle forze dell’ordine presenti per presidiarli e per garantire il rispetto dell’ordinanza di viabilità emessa per l’occasione.

Centinaia di automobilisti inferociti per ore di coda sotto il sole (anche con i figli in auto) si sono sfogati con chi avevano di fronte. Qualcuno ha imprecato, tutti si sono dovuti rassegnare. Ma, poiché la gran parte delle persone è dotata di smartphone ed è connessa h24 ai social network, s’è lamentata anche con toni esacerbati nell’etere, raccogliendo consensi, emoji di disappunto o peggio, e moltiplicando la protesta.

Tra le critiche più forti, oltre a quelle relative al percorso, c’è la mancata comunicazione. Pur avendo diffuso attraverso i propri canali le info sulla viabilità, gli organizzatori (o chi ne aveva l’onere) – questa l’accusa dei critici – non hanno preventivamente posizionato cartelli lungo la strada. In effetti stamane a Gravellona, Baveno, Mergozzo e Ghiffa (ma, andando a nord, in nessuno dei centri rivieraschi) non era segnalato che il pomeriggio la viabilità sarebbe stata bloccata per svariate ore. Non lo sapevano i turisti che sono giunti, ignari, al valico di Piaggio Valmara, né quelli che risalivano il lago o pensavano di transitare per Verbania. Si può dire che il caos era annunciato.

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