
VERBANIA - 04.07.2018 - Il prof. va in pensione.
Ancora qualche giorno per gli esami di maturità, un ritorno, a fine agosto, per lavorare con quei ragazzi che hanno maturato qualche "debito", e poi l'ultimo timbro al cartellino. A settembre Claudio Zanotti in aula non ci tornerà. Farà il pensionato, dopo 37 anni passati a scuola come insegnante di materie umanistiche. Materie che sono sempre le più amate, quelle che portano ad una maggiore vicinanza con gli studenti. Sarà per questo che l'ultimo giorno di scuola, i ragazzi delle sue classi al "Cavalieri", hanno dedicato al prof. una torta con tanto di messaggio semplice e chiaro: "Grazie Claudio" e lui, "prof. tecnologico", ha risposto con un lungo post su Facebook che tanto somiglia a una dichiarazione d'amore per la professione e per la scuola, che ieri come oggi è sempre un po' trincea, un po' porto franco. "Nei volti dei miei ragazzi di oggi rivedo in filigrana quelli degli alunni (un migliaio, suppergiù) che nei decenni trascorsi hanno attraversato la mia vita di insegnante, contendendo (vittoriosamente) alla politica il primo posto tra le mie passioni. Scuola e politica: due 'luoghi' bellissimi all'interno dei quali ha preso consistenza, colore e significato la mia esistenza", ha scritto con parole che trasudano commozione.
Andare in pensione a 61 anni e mezzo, è un bel traguardo
"Sono un pensionato della legge Fornero, ho raggiunto i miei 42 anni e 10 mesi di contributi relativamente presto. Questo perchè ero un bravo ragazzetto: ancora adolescente in estate lavoravo in fabbrica, e allora le coperture previdenziali c'erano tutte. Poi ho completato l'università in 4 anni ed ho aggiunto i 20 mesi di servizio come obiettore di coscienza. E, un po' per fortuna, un po' per buona volontà a 19 anni e mezzo già lavoravo".
E l'incontro con l'insegnamento?
"E' avvenuto nel 1981, con l'incarico alle medie delle Orsoline di Cannobio, un scuola ormai chiusa da anni. Col concorso, nel 1984 sono passato alla scuola media Cadorna, a Gravellona, e nel 1985 allo scientifico Galois di Intra e in pratica non ho più cambiato".
Ma c'è stata una lunga parentesi politica e amministrativa
"La scuola non l'ho mai lasciata. Ho preso un aspettativa quando ero amministratore (ConserVco, Vco Trasporti) e Saia, ndr) dal 2001 al 2004 , mentre da sindaco (2004-2009) ho scelto un part time, ho voluto mantenere la mia carriera uniforme".
Saluta l'insegnamento con nostalgia o con un "finalmente"?
"Devo dire che negli ultimi due o tre anni ho atteso questo traguardo. Ma non per il lavoro d'insegnante, non per il rapporto coi ragazzi o per il tempo speso per la didattica. Non c'è stato un solo istante in cui questo mi sia pesato, anche perchè se così fosse, sarebbe stato terribile, terribile non avere più voglia di stare coi ragazzi. A quel punto non fai più l'insegnante, ma l'impiegato. Quello che, al contrario, mi è pesato, è l'irrigidimento dei processi valutativi avvenuto negli ultimi tempi, la burocratizzazione, la montagna di carte da tenere a posto, le schede, le comunicazioni, le raccomandate ai genitori. Tutto perchè la scuola vuole evitare ogni possibile contenzioso. Sono processi che tolgono tempo per l'attività didattica e l'approfondimento culturale cui ogni docente è tenuto".
Perché tutta questa burocrazia?
"Prima c'era una maggiore fiducia nella valutazione degli insegnanti, un diverso riconoscimento sociale del docente. Oggi proprio a causa del disconoscimento, la scuola si premunisce rispetto a eventuali ricorsi. Io non ho mai avuto problemi in tal senso, ma posso capire..."
Insomma la scuola burocratizzata non è il suo luogo
"Sarà che invecchio. Mi sono accorto di dover lasciare la trincea quando ho riflettuto sul fatto che i miei alunni avrebbero potuti essere figli di mio figlio, il maggiore dei quali ha 35 anni".
Com'è cambiata la scuola in questi anni ce lo ha detto, ma i ragazzi sono cambiati?
"Noi vecchi tendiamo a dire che i ragazzi di una volta erano più bravi, ma sono tutte balle. Con la mia presenza continuativa in aula negli ultimi 37 anni non ho colto nessuna sostanziale modifica. Anzi se torno ai miei tempi, non posso non ricordare l'epoca delle contestazioni, quando verso gli insegnanti c'erano vere e proprie intimidazioni. Oggi la rivoluzione c'è stata, ma nell'accesso alle informazioni, dove la vera innovazione, ancor più del computer sono stati i dispositivi mobili".
Le piacciono?
"Della tecnologia ho provato a sfruttare quello che di buono c'è ed a considerare i social come un'opportunità. C'è stato un momento in cui non ho più usato libri cartacei ma digitali, che offrono la possibilità di una grande mole di materiali integrativi: filmati, registrazioni, slide. E grazie ai social ho sfruttato la possibilità di connessione coi ragazzi, penso alla chat di classe, all'invio di informazioni in qualsiasi momento, anche il sabato sera... Senza massacrarli sia chiaro (ride). E poi i compiti inviati via e-mail, e le scopiazzature - perchè quelle ci sono sempre state e sempre ci saranno - scovate grazie a Google".
Ma l'invasione tecnologica a scuola quale risvolto negativo ce l'avrà pure
"Sicuramente, e dovremmo tenerne conto. Proprio per i mille stimoli che ricevono in ogni momento, i ragazzi perdono la capacità di concentrazione. Davanti ad una versione di latino dovrebbero avere modo di 'isolarsi' per un'ora almeno, e invece è tutto continuo connettersi con l'esterno. E poi c'è almeno un altro rischio, quello della 'pappa pronta', dove il voler sollevare i ragazzi dalla fatica offrendo loro ogni possibile supporto, fa sì che non trovino il loro metodo. Penso alle sottolineature sui libri, agli appunti presi in classe, alle note riportate sui margini del testo. Erano tutti modi ormai scomparsi per appropriarsi della materia".
Dalle sue parole si capisce che lei è ancora pienamente a scuola. Ha pensato a qualche alternativa per i prossimi mesi?
"Come ho già detto ho sempre lavorato, poi è arrivata la scuola, l'attività amministrativa e quella politica e non da ultimo i miei tre figli da tirare su; è il momento di recuperare la mia libertà e a quegli amici che si sono premurati di chiedermi cosa intenda fare, ho risposto lasciatemi annoiare per 4 o 5 mesi, poi vedremo".


