
VERBANIA – 04.07.2018 – Il seminterrato della scuola
era pieno di amianto, pericoloso per i dipendenti. È per la violazione delle norme che tutelano la salute e la sicurezza dei lavoratori che il dirigente della Provincia del Vco Mauro Proverbio è a processo al Tribunale di Verbania. Nel 2016, al termine di un procedimento nato a seguito di un infortunio sul lavoro, ha ricevuto un verbale e una sanzione che, non oblata, gli ha comportato il rinvio a giudizio e un processo.
L’antefatto della contestazione è quanto accadde all’istituto “Cobianchi”, la più grande scuola superiore della provincia, il 22 aprile del 2014. Quel giorno tre dipendenti ausiliari stavano spostando alcuni faldoni di documenti per stiparli in un locale del seminterrato adibito a magazzino. Uno scaffale poggiato al muro si staccò e colpì una di loro, ferendola. Nell’effettuare il sopralluogo successivo all’infortunio sul lavoro, il funzionario dello Spresal dell’Asl Vco incaricato delle verifiche notò che lungo una parete del locale – in realtà per tutto il perimetro dello scantinato – correva un tubo ricoperto da materiale coibentante che gli parve amianto. Tubo che, in occasione dell’incidente, s’era danneggiato disperdendo nell’aria polvere e fibre. L’analisi di laboratorio cui fu sottoposto un campione prelevato al “Cobianchi” rivelò che si trattava di amosite, un tipo di amianto con fibre molto sottili rispetto alle altre qualità del minerale e, quindi, potenzialmente più pericolose. Il procedimento venne definitivamente chiuso un anno e mezzo dopo, a seguito di un ulteriore sopralluogo del 28 gennaio 2016. Ritenendo violate le norme di sicurezza, dopo aver imposto al preside (anch’egli peraltro destinatario di una sanzione amministrativa, pagata) di tenere chiusi a chiave i locali e dopo averli bonificati, lo Spresal fece le contestazioni di legge alla Provincia. Il destinatario di quegli avvisi fu l’ingegner Proverbio che, tuttavia, all’epoca dei fatti non era dirigente di quel settore, ma lo diventò solo nel 2015. Ed è questa la linea difensiva che ha sostenuto anche oggi nel procedimento in cui è assistito dagli avvocati Carlo Ruga Riva ed Elia Borgnis: se qualcuno è responsabile, non è certo lui che all'epoca non si occupava del settore.


