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CANNERO R. – 01.07.2018 – Prevenire e riparare

agli smottamenti sulla strada statale spetta ai proprietari dei terreni soprastanti. È questo il concetto che il Tar del Piemonte ha affermato nel giudicare il ricorso che un tedesco proprietario di una seconda casa a Cannero Riviera ha avviato contro l’Amministrazione municipale cannerese. Al centro del contenzioso c’è una proprietà che si trova tra la litoranea e il sentiero per Cheggio, una fetta sottile di roccia (tanta e friabile), terra (poca) e piante (numerose e precarie) inclinata di 35-45° rispetto all’asse stradale. Si tratta di una zona pericolosa, soggetta a smottamenti e frane, che hanno iniziato a intensificarsi dai primi anni Duemila. Sin da allora Anas era sempre intervenuta con mezzi, operai e denaro proprio, quando era stato il momento di liberare la strada o svolgere opere di manutenzione ai versanti. L’eccezione accadde nel dicembre 2013, quando un piccolo smottamento tutto interno alla proprietà del tedesco fu valutato di sua esclusiva responsabilità e, per questo, venne invitato a intervenire. Il 5 marzo 2016, altro materiale rotolò a valle, questa volta sull’asfalto, provocando la chiusura parziale della ss34. I tecnici che valutarono il fenomeno lo ricondussero alla mancata manutenzione di due anni e mezzo prima e, pertanto, il Comune ordinò al tedesco di svolgere i lavori e, quando questi non lo fece, li dispose in prima persona accollandosene le spese, rimesse poi in capo al proprietario con un conto da 25.000 euro. Quell’ordinanza fu però impugnata al Tar perché si riteneva che a) fosse carente sul piano tecnico, b) lo smottamento provenisse da un terreno comunale superiore a quello “incriminato”. A distanza di quasi due anni da allora il Tar ha respinto il ricorso e stabilito che, oltre a dover saldare il conto arretrato (peraltro già accettato e rateizzato), il tedesco si debba accollare anche quello di un ulteriore opera di bonifica conseguente a uno smottamento del luglio 2017.

Al di là della questione di merito, la sentenza fornisce due spunti interessanti. Innanzitutto certifica che in quel punto -situazione analoga però a molti tratti tra Cannero e il confine di stato- i versanti sono particolarmente fragili anche per via dell’abbandono e della manutenzione di quei terreni che un tempo erano terrazzamenti coltivati e oggi aree incolte abitate da infestanti. In secondo luogo riconduce la responsabilità, almeno in questo caso, a una persona fisica individuata e individuabile. Ciò significa che, in possibili e futuri episodi del genere, chi possiede un terreno al di sopra della statale e non lo mantiene in condizioni di sicurezza, rischia di dover pagare i danni, e non solo quelli materiali, dal momento che finendo a valle i massi potrebbero ferire -o peggio- qualcuno.

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