RAVENNA – 29.06.2018 – Un crac da 18 milioni
di euro con un viavai di soldi tra l’Italia e l’estero per “spolpare” una società poi finita in fallimento. C’è anche il 65enne verbanese Mario Avolio tra i cinque arrestati nell’ambito dell’inchiesta per il fallimento della Gapar, società di Ravenna attiva nel settore delle forniture per ristorazione e panificazione. Bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio sono i reati contestati a coloro che la gestirono da luglio 2014 e sino alla dichiarazione di insolvenza e che, secondo la Procura di Ravenna (l'indagine, ribattezzata "Sold out", è stata condotta dalla Gdf), distrassero 18 milioni di euro (60 milioni l’anno, nei periodi migliori, il fatturato dell’impresa), di cui quattro utilizzati per fini personali, su conti esteri riconducibili a imprese a loro associate.
Avolio, ex dipendente regionale e consigliere comunale verbanese eletto negli anni ’80 con il Psi, nell’aprile del 2017 era stato destinatario di un mandato di arresto internazionale perché ritenuto uno degli otto responsabili della corruzione per l’assegnazione del bar del Tribunale di Torino. Di rientro da un viaggio in Romania -paese con il quale ha frequenti contatti anche se la sua residenza e a Ravenna- s’era costituito ai carabinieri di Verbania.


