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VERBANIA – 22.06.2018 – È morto il 21 maggio

in una cella del carcere di San Vittore (nella foto), ma la notizia ha raggiunto Verbania solo in questi giorni, portata agli avvocati che si occupano dei numerosi processi penali che ha in corso. Anthony Oliver Ibhas, 27 anni, cittadino nigeriano, era una delle centinaia di migliaia di persone giunte in Italia con un barcone, identificata allo sbarco e poi smistata sul territorio. La sua prima carta d’identità, quella con lo status di richiedente asilo, gliel’aveva rilasciata il comune di Arizzano nel momento in cui era stato assegnato al Centro di accoglienza di Cresseglio. A differenza della maggior parte delle persone con cui ha condiviso la stessa sorte, ce l’aveva fatta: le autorità gli avevano riconosciuto lo status di rifugiato politico. In possesso di un permesso di soggiorno e regolare in Italia, aveva però perso vitto e alloggio. Poteva lavorare, ma è finito in un guaio dopo l’altro tra arresti, denunce e processi.

L’ultimo, quello per cui è finito in carcere a Milano, risale all’8-9 maggio. All’alba dell’8, approfittando della distrazione del commesso, ha sottratto alla cassa di una sala slot di Verbania 1.640 euro in contanti che il giorno dopo ha utilizzato alla stazione Centrale del capoluogo lombardo per acquistare stupefacenti da spacciare. La Polfer l’ha trovato in possesso di 574 grammi di marijuana e l’ha arrestato.

Non era la prima volta che le forze dell’ordine lo fermavano. Il primo guaio, nel marzo del 2016, l’aveva avuto sempre in una sala slot, raccogliendo da terra due tagliandi vincenti da pochi centesimi e pretendendo che gli venissero pagati, facendo scenate, insultando gli operatori e sfogandosi sui mobiletti. Esercizio arbitrario delle proprie ragioni è il reato per cui era stato denunciato. Ma aveva -la morte ha estinto i reati- provvedimenti in corso per resistenza (in via De Bonis a Intra aveva insultato gli avventori di un bar e i carabinieri), lesioni (alla fermata del bus a Pallanza ha spaccato una bottiglia in testa a un magrebino), e nuovamente per resistenza (al Dea dell’ospedale “Castelli” alla vista della polizia ha sfasciato gli arredi della sala visite). I suoi avvocati hanno chiesto che fosse sottoposto a perizia psichiatrica. Nell’esame disposto dal giudice è emerso che era capace di intendere e di volere.

Quando è partito dall’Africa, Ibhas si immaginava un futuro sicuramente diverso. Ma la sorte gli ha riservato altro.

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