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VERBANIA – 14.05.2018 – “Si interrompe il cammino

per la fusione di Cossogno in Verbania”. A certificare l’esito negativo del referendum di ieri è Silvia Marchionini. Il sindaco di Verbania -già primo cittadino cossognese- prende atto del mancato raggiungimento del quorum nel capoluogo, ma soprattutto del “no” espresso dai suoi compaesani, per interrompere il percorso delle nozze tra lago e montagna, che pure rivendica come “un progetto coraggioso, serio e lungimirante delle nostre comunità”. Un progetto per il cui naufragio esprime il dispiacere che “non abbia appassionato a Verbania e, soprattutto, ottenuto un voto favorevole a Cossogno”. “Evidentemente sono stati commessi anche degli errori che, col tempo e analizzando i risultati, serviranno come insegnamento per il futuro”, dichiara ringraziando chi è andato alle urne e chi ha sostenuto la campagna per il sì.

Il no alla fusione è, oggettivamente, una sconfitta politica di Marchionini in prima persona, oltre che del Pd e del centrosinistra. E, in un clima già di campagna elettorale, dà alle minoranze lo spazio per andare all’attacco. Forza Italia parla di “due ceffoni” e di un “avviso di sfratto da Palazzo di Città”. Michael Immovilli del club Forza Silvio legge una similitudine tra Marchionini e Matteo Renzi, che “hanno entrambi trasformato il referendum in una campagna personale affondando se stessi”. La cocciutaggine del sindaco – rimarca Stefania Minore del Gruppo Misto – ha come conseguenza lo “spreco di 15.000 euro”. “Le politiche della sinistra sono enormemente distanti dalle aspirazioni popolari e delle comunità che difendono le loro identità”, affermano Giorgio Tigano e Sara Bignardi del Fronte nazionale. Di un referendum “sbagliato nel metodo e nei contenuti” parla Giandomenico Albertella, sindaco di Cannobio e candidato in pectore a Verbania per il centrodestra.

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