VERBANIA – 24.04.2018 – Pensavano d’aver investito
i loro soldi in polizze-vita ad accumulo che, anno dopo anno, fruttavano interessi. Ma l’unico interesse era quello dell’assicuratore che, avendo intascato i soldi, cercava di non essere scoperto. Mauro Gallia, 54 anni, sino al 2014 sub-agente assicurativo per l’agenzia Allianz Ras di Intra, è a processo al tribunale di Verbania per truffa aggravata. Una decina di suoi clienti l’ha denunciato per essersi impossessato, rilasciando polizze risultate false o inesistenti, quasi un milione di euro. Sono due i fascicoli accorpati in un unico procedimento il cui dibattimento s’è aperto stamane davanti al giudice Donatella Banci Buonamici e che vede come parti civili alcuni truffati, rappresentati dagli avvocati Luca Perna La Torre e Massimo Vairetti.
Le modalità dei raggiri erano le stesse. Contando sul rapporto fiduciario, negli anni Gallia era riuscito a farsi dare -per essere investiti- i risparmi dei clienti, ai quali non rilasciava mai le copie delle polizze originali e che rabboniva, quando protestavano o chiedevano chiarimenti, con assegni da qualche migliaio di euro di presunti interessi. L’aveva fatto soprattutto con la famiglia di un cliente, anziano ex macellaio, che gli aveva affidato 470.000 euro suoi, e che l’aveva “consigliato” alla figlia e ai due cognati. La prima gli aveva versato 25.000 euro, gli altri due rispettivamente 25.000 e 155.000. I sospetti che qualcosa non andasse furono confermati nell’autunno del 2013, quando i cognati si presentarono nell’agenzia in cui lavorava l’assicuratore, portando le carte in loro possesso e scoprendo che le uniche polizze a loro nome erano di automobili, motorini e della casa. Di fondi-pensione o strumenti finanziari non c’era traccia. Da qui partirono le denunce, che hanno portato all’indagine e al processo che, vista l’epoca dei fatti, rischia di essere prescritto. Una parte dell’istruttoria, oggi, è stata dedicata proprio a capire quando le vittime ebbero contezza del raggiro, cioè da quale giorno vanno calcolati i sette anni e mezzo oltre i quali le condotte illegali non possono essere perseguite.
Che ci sia stata l’appropriazione del denaro -ma anche alcune somme restituite- la difesa non lo nega. Gallia, presente in aula insieme al suo avvocato Antonello Riccio, sostiene di aver agito perché affetto da una dipendenza, sofferente di ludopatia, malattia per cui è in cura al Sert. Oggi non ha più nulla e non è in grado di risarcire, pur avendo messo a disposizione un immobile a Feriolo di cui è proprietario.


