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VERBANIA – 20.04.2018 – Un anno e mezzo di condanna,

meno dei due anni e mezzo chiesti dall’accusa. S’è concluso così oggi a Verbania il processo di primo grado in cui era imputato di due episodi di truffa aggravata il quarantenne verbanese Massimo Gesù. Volto già noto alla giustizia, con precedenti penali e attualmente detenuto a Vercelli per altra causa (è stato estradato l’anno scorso dalla Spagna), doveva rispondere degli anticipi ottenuti per una fornitura di sei portatili MacBook (3.500 euro su 12.000 concordati); e di svariati smartphone, quasi tutti i-phone, per i quali era in affari con un altro venditore on-line -il milanese Michele Gentile, a sua volta denunciato dall’acquirente finale- dal quale ricevette 1.215 euro su un totale di circa 8.000. Entrambi i fatti, distinti l’uno dall’altro, sono avvenuti nel 2012.

Per l’accusa, sostenuta dal pm Anna Maria Rossi, gli artifizi e i raggiri della truffa messa in atto dall’imputato sono consistiti nell’aver finto di potersi impossessare di merce elettronica a buon mercato che, comunque, pubblicizzava sui siti di e-commerce. Per questo motivo, negando anche le circostanze attenuanti, ha chiesto due anni e mezzo di condanna oltre a 200 euro di multa. Il suo avvocato difensore, Clarissa Tacchini, ha sostenuto che l’affare dei pc non andò a buon fine ma lui cercò di riparare, anche proponendo di restituire i soldi all’acquirente, mentre nel secondo i problemi sorsero con l’altro venditore. Il giudice Rosa Maria Fornelli ha accolto la richiesta di condanna ma, ritenendo i due capi d’imputazione in continuazione tra di loro, s’è limitata a una condanna di un anno, sei mesi e 600 euro di multa.

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