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pentole

VERBANIA – 14.04.2018 – Il finto ordine della multinazionale,

tre spedizioni di pentole sparite e una truffa da 80.000 euro. È quasi un intrigo internazionale il raggiro che nel giugno 2011 ha colpito un’impresa di casalinghi di Omegna. In quei mesi giunse la chiamata di un potenziale, importante cliente. All’altro capo del telefono, parlando in francese, si presentava il signor Philippe Bouriez, amministratore della Cora, una conosciutissima società francese proprietaria di una catena di ipermercati. Dai contatti telefonici alle e-mail fu imbastita una trattativa commerciale per l’acquisto, da parte dei transalpini, di pentole per 80.000 euro che sarebbero state spedite a una filiale ungherese in tre tranche e pagate a 30 giorni. Concluso l’affare e avviata la produzione, al momento della consegna si presentò a ritirare la merce, nelle tre date concordate, il personale di un’impresa di autotrasporti milanese. Per l’azienda con sede nel Cusio l’operazione s’era conclusa regolarmente, se non che il pagamento tardava ad arrivare. Venne quindi contattata Cora, il cui personale cadde dalle nuvole: mai ordinato pentole e casalinghi, tantomeno in Italia.

L’azienda era incappata in una vera e propria truffa, congegnata sfruttando la notorietà e la reputazione della multinazionale. Scoprirlo non fu difficile, perché i primi rilievi – l’indagine è stata condotta dalla tenenza di Omegna della Guardia di finanza – fecero emergere che il sito internet indicato nella corrispondenza elettronica era stato creato ad hoc da un magrebino, così come le caselle e-mail. Erano stati riprodotti i loghi e la carta intestata. E, per aggiungere realismo, il manager citato nella telefonata di contatto era reale. Philippe Bouriez, deceduto nel 2014, è veramente il fondatore di Cora e il suo nome compare nei motori di ricerca di internet, così come nella pagina di Wikipedia dedicata alla catena di ipermercati.

Le menti dietro la frode informatica non sono state identificate ma, seguendo il carico, gli inquirenti sono arrivati all’autotrasportatore. Loreto Balestrieri, che è a giudizio a Verbania per truffa aggravata, all’epoca era il titolare della Bli logistica di Settimo Milanese, luogo certo in cui i casalinghi sono stati scaricati. Avrebbero dovuto raggiungere l’Ungheria, ma non sono mai passati dalla Dogana, né la Finanza ha trovato documenti utili per rintracciarli. Anzi, approfondendo ha rintracciato altre due ditte che avevano subito, mediante lo stesso vettore, un’analoga truffa: una di Bassano del Grappa e una di Battipaglia. I titolari della prima hanno sporto denuncia. Quelli della seconda, nel frattempo fallita, no.

Il processo verbanese viaggia a rilento. Ieri, nell’ennesima udienza, il difensore dell’imputato ha opposto un legittimo impedimento che il giudice Rosa Maria Fornelli ha ritenuto non provato. S’è così proceduto con la nomina di un sostituto processuale, ascoltando come testimoni il titolare dell’impresa truffata e il maresciallo delle Fiamme Gialle che effettuò l’indagine. Il processo è stato aggiornato all’11 maggio.

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