
FIRENZE – 10.04.2018 – Dalla Bovisa al gotha del pallone
passando per Verbania. C’era anche un po’ di biancocerchiato ieri a Firenze. A Palazzo Vecchio, tra Ruud Gullit, Alessandro Del Piero e Bruno Conti, ha fatto il suo ingresso ufficiale nella hall of fame del calcio italiano anche Osvaldo Bagnoli. Milanese del quartiere Bovisa, ottantatre anni da compiere a luglio, è stato calciatore e allenatore. Alle nuove generazioni il suo è un nome poco conosciuto, reminiscenza di informazioni apprese dagli almanacchi del football, ma per chi conosce la storica calcistica è l’uomo del miracolo del Verona campione d’Italia, ma anche l’allenatore dell’Inter anni ’90. Per una scelta di vita Bagnoli ha lasciato il mondo del calcio da diversi anni, ma stima e affetto lo circondano ancora, come dimostra – premio anche ai suoi risultati – la nomina nella hall of fame. Una scelta di vita fu quella, sul finire degli anni ’60, che lo portò a vestire la maglia del Verbania. i biancocerchiati erano stati promossi in serie C ed erano alla ricerca di rinforzi. Uno di essi fu individuato dal ds Carlo Pedroli nel milanese Bagnoli, che dopo un’onorata carriera da centrocampista tra Milan, Verona, Spal, Udinese e Catanzaro, accettò di chiudere con il pallone in riva al Verbano, anche perché allettato da un posto di lavoro alla Legatoria di Gravellona Toce per quando si sarebbe ritirato. Invece Bagnoli, che arretrò nel ruolo di libero, mostrò negli ultimi scampoli di calcio giocato le qualità dell’allenatore, mestiere che intraprese a Verbania e che l’ha portato alla vittoria dello scudetto scaligero del 1985.
Proprio questa sua impresa sarà celebrata al Museo del calcio al quale l’ex mister ha donato un cimelio personale: un quadro con i simboli dell’Hellas Verona e immagini dello scudetto.


