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VERBANIA – 02.04.2018 – Una suggestione, uno studio

e una proposta. È a metà tra un esercizio accademico e uno studio di fattibilità il progetto per il recupero di Villa Poss che in questi giorni è andato on-line sul sito Not – Not ordinary thing, blog in cui Beatrice Maio e Carlotta Pellistri, partendo dalle loro passioni per arte, moda, design e architettura e ispirate da viaggi e percorsi personali, raccontano le loro idee.

Quella di Villa Poss unisce il paesaggio del lago, le eccellenze botaniche, la qualità architettonica dell’edificio oggi in parte diroccato da valorizzare adibendolo a museo. Lo studio, firmato da Beatrice Maio, Alice Frova ed Erica Pugliese, non prevede la ristrutturazione completa della villa. Mantenendo ciò che è rimasto e sovrapponendo al posto di ciò che è andato distrutto elementi neutri volutamente riconoscibili come “nuovo” rispetto al “vecchio” (un esempio su tutti: la torre dell’orologio oggi diroccata), ha l’ambizione di creare uno spazio museale multimediale al piano terreno. Qui, dove i locali sono ancora parzialmente integri, si recupereranno soffitto, volte e serramenti per accogliere esposizioni permanenti con tema il Lago Maggiore e il territorio. Ai due piani superiori l’idea è avere white cube, contenitori bianchi che di volta in volta possono essere impiegati coerentemente con l’attività proposta.

All’esterno il progetto paesaggistico punta sul parco botanico, sui giardini all’italiana andati perduti, su alcuni punti come “luoghi dello stare”, spazi medidativi e del benessere. Come il “canopo”, una foresta di colonne in cemento sbiancato che ospitano statue riproduzioni di opere ottocentesche presenti negli altri parchi del Verbano coevi.

Il tutto accompagnato da un’illuminazione ad hoc, esterna ed interna, che valorizzi l’architettura e l’idea complessiva del progetto.

Creato per diletto come proposta-provocazione, lo studio vale anche come stimolo a tornare a parlare di Villa Poss, edificio sempre più cadente che il Piano regolatore verbanese individua a fini turistico-ricettivi e che, per diversi motivi (tra cui le pretese economiche della proprietà e i vincoli paesaggistici e urbanistici della soprintendenza) resta un’area degradata senza sbocchi futuri concreti.

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