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consob arbitro

VERBANIA – 24.03.2018 – È stata condannata

a risarcire ma non pagherà. Difficilmente, ora che è in liquidazione coatta amministrativa, Veneto Banca riuscirà a restituire a due risparmiatori del Trevigiano, acquirenti tra il 2011 e il 2014 di azioni e obbligazioni privilegiate per 100.000 euro, il denaro andato in fumo insieme all’istituto di credito di Montebelluna.

Padre e figlio, persone comuni senza specifiche conoscenze economiche, hanno avuto ragione di fronte all’Arbitro per le controversie finanziarie dei comportamenti “disinvolti” degli operatori di Montebelluna, che li indussero a “investire” tutti i propri risparmi in titoli non vendibili e ad alto rischio. Fiduciosi di quella che era la banca del territorio, sottoscrissero i contratti che poi li hanno intrappolati. E che ci fu un comportamento illegittimo l’ha stabilito, con due diverse sentenze depositate l’altro ieri, lo stesso organismo costituito ad hoc per simili controversie. Nel provvedimento si censura la pratica di concentrare tutto il portafoglio del cliente in un solo prodotto (peraltro le azioni dello stesso soggetto che svolgeva il ruolo di intermediario), così come le procedure utilizzate – senza fornire le dovute informazioni al cliente – per bypassare le norme con cui si giudica la capacità di comprensione del prodotto finanziario da parte del cliente. Nel valutare il profilo di investitore di uno dei due – il padre – la procedura eseguita a computer dal dipendente di Veneto Banca diede esito negativo agli standard di legge. Un minuto dopo (e ci dovrebbe essere il tempo per spiegare i rischi dell’acquisto delle azioni) fu superata con un nuovo via libera manuale.

La causa è stata promossa dall’avvocato Matteo Moschini, professionista che da tempo s’è specializzato in queste vertenze pro risparmiatori e che già ha avuto pronunce favorevoli. “La circostanza per cui Veneto Banca continua ad essere condannata dall'Acf dimostra inequivocabilmente la bontà della nostra tesi, suffragata peraltro da quanto rilevato da Consob, Bce e Bankitalia nelle rispettive relazioni, da cui emerge che la truffa è stata perpetrata in modo scientifico e massivo ai danni della collettività dei risparmiatori – dichiara –. Pur di riuscire a vendere le azioni da essa emesse, Veneto Banca ha falsificato in modo scientifico e massivo i profili dei suoi clienti, classificando come esperti di finanza e speculatori dei soggetti con nessuna conoscenza in materia e senza la benché minima propensione al rischio, eh ha indotto comuni risparmiatori ad acquistare tali azioni spacciandole per prodotti redditizi, facilmente liquidabili e a rischio zero”.

L’avvocato è conscio che il denaro difficilmente sarà recuperato. “Sfortunatamente, a seguito della messa in liquidazione coatta di Veneto Banca, non mi sarà possibile agire nei suoi confronti – conclude –. Inserirò tali pronunce nella documentazione allegata alle domande di ammissione al passivo della liquidazione di Veneto Banca. Agirò inoltre nei confronti di Intesa Sanpaolo, cessionaria dell'azienda Veneto Banca e in quanto tale, in base alle comuni norme civilistiche (codice civile e testo unico bancario), tenuta a risarcire i danni cagionati da Veneto Banca, come peraltro già statuito dal Gup di Roma, dott. Ferri, e dal giudice civile di Vicenza, dott. Giglio”.

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