TREVISO – 24.03.2018 – In liquidazione o fallita,
insolvente o in dissesto? Si gioca sulle parole, sulle definizioni giuridiche del suo stato di salute nei giorni della dipartita, il futuro di Veneto Banca e dei suoi soci-azionisti. Ieri alla sezione fallimentare del tribunale di Treviso s’è tenuta la prima udienza del procedimento per la dichiarazione di insolvenza. A chiederlo è il sostituto procuratore Massimo De Bortoli che, attingendo dalla consulenza tecnica disposta dal tribunale di Roma nel processo per ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio che vede imputati ex amministratori e manager della banca, ha concluso che, prima di essere ceduta per decreto del governo Renzi a Intesa Sanpaolo, Montebelluna era insolvente. E se era insolvente va dichiarata fallita. E se viene dichiarata fallita si profilano a) una nuova procedura per tutelare i creditori, b) eventuali reati penali di bancarotta con prescrizioni lunghe e possibili nuovi processi.
È questo lo scenario in cui ieri magistrato e avvocati hanno argomentato davanti al giudice. Alle tesi della Procura secondo cui i soldi in cassa e il patrimonio allo scorso giugno erano insufficienti per poter svolgere attività bancaria e pagare i propri debiti, ribattono i legali dell’ultimo cda in carica e quelli del pool dei commissari liquidatori, per i quali c’erano 1,6 miliardi e bastavano in caso di liquidazione ordinaria.
La prima udienza è durata due ore e mezza e, come ampiamente previsto, s’è risolta con un nulla di fatto. Le parti hanno esposto i propri argomenti e si sono aggiornate al 19 aprile. La questione è spinosa e richiede un po’ di tempo per essere affrontata, ma è vitale per le implicazioni che può avere sulla vicenda di Veneto Banca e sulle vite delle decine di migliaia di soci che hanno perso miliardi di euro di risparmi.


