VERBANIA – 09.03.2018 – La colpa dell’incidente
fu del pedone e l’onorevole Borghi non deve essere processato. S’è chiuso con l’archiviazione, disposta il 31 gennaio scorso dal gip del tribunale di Verbania Beatrice Alesci, il procedimento penale per lesioni stradali colpose gravissime aperto nei confronti del parlamentare e sindaco di Vogogna che, nel pomeriggio del 7 gennaio 2017 sulla provinciale di Mergozzo, al volante di una Range Rover Evoque, investì l’allora 37enne Pierre Basse Coumakh, migrante senegalese che viveva e lavorava proprio a Vogogna. Nell’impatto con l’asfalto l’uomo riportò lesioni gravissime al capo per le quali oggi, a quattordici mesi di distanza, vive in stato catatonico, ricoverato in una struttura specializzata a Fontanellato, in provincia di Parma.
L’inchiesta sul sinistro, coordinata dal sostituto procuratore Laura Carrera, è stata seguita dalla Polstrada di Verbania, che quel giorno intervenne sul luogo dell’incidente. Le risultanze dei rilievi, le testimonianze raccolte sul posto e la perizia disposta dalla Procura hanno convinto il pm dell’insussistenza di una responsabilità penale già il 17 ottobre scorso, quando presentò richiesta di archiviazione, alla quale s’è però opposta la sorella di Basse (che vive in Francia), sostenuta dall’associazione nazionale “Vittime della strada” e dall’avvocato Giuseppe Bellanca – il legale di Borghi era l’avvocato Bruno Stefanetti. Nell’opposizione all’archiviazione sono state sollevate una serie di osservazioni, chiedendo che l’indagine si prolungasse. I dubbi sono sulla dinamica dell’incidente e sulla perizia del consulente della Procura (ne è stata prodotta una di parte), disposta su un veicolo che era stato spostato già nell’immediatezza dei fatti – e quindi senza poter conoscere l’esatto punto di impatto –, non sequestrato per accertamenti se non dopo venti giorni (“per motivi che sfuggono”, dice lo stesso gip), per i mancati rilievi alcolemici sul guidatore (l’etilometro in dotazione era rotto). Nell’opposizione si chiedevano accertamenti ulteriori anche sulla possibilità che il parlamentare fosse distratto perché al telefono.
All’esame degli atti prodotti, il giudice ha confermato la richiesta di archiviazione ritenendo le indagini “approfondite ed esaustive” e che nulla possa esservi aggiunto, né concedendo un’ulteriore proroga agli inquirenti, né rinviando a giudizio l’indagato. In sostanza, la responsabilità dell’incidente non fu del parlamentare, ma del pedone, che compì “un inaspettato, del tutto inopinato ‘salto’, gettandosi praticamente sotto l’auto in corsa e provocandosi le lesioni”.
Borghi “conduceva l’auto a velocità assolutamente moderata, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali”, scrive il magistrato nell’ordinanza di archiviazione, rilevando una “guida ineccepibile (nulla fa pensare che stesse telefonando come ipotizzato dal perito dell’opponente)”: rallentò in prossimità del pedone “che a tutti è parso intenzionato a parlare con una persona all’ al di là della strada (non già di attraversarla)” e tentò di scartare a sinistra quando lo vide.
“La condotta della persona offesa devesi definire assolutamente imprevedibile ed estemporanea (oltre che contraria alle norme dettate dal Codice della strada per i pedoni, che hanno l’obbligo di circolare in contromano), essendosi lo stesso gettato all’improvviso e senza darne accenno previo nella carreggiata” sono le motivazioni per cui il fascicolo penale è stato chiuso.


