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leghisti dissidenti

VERBANIA – 07.03.2018 – La polemica dopo la vittoria. 

C’è maretta tra i militati e i vertici della Lega Nord del Vco, che ha visto dimettersi in un solo colpo diversi segretari delle sezioni locali. Nella notte tra domenica e lunedì, mentre era in corso lo spoglio delle elezioni politiche che hanno decretato lo storico exploit del Carroccio, hanno spedito l’e-mail con cui hanno comunicato di lasciare il proprio incarico.

Dimissioni con protesta, in aperto dissidio con la gestione del partito a livello locale, regionale e federale e con quei dirigenti accusati di non aver ascoltato le istanze del territorio per le candidature e di aver puntato tutto sul ritorno di Enrico Montani che nessuno aveva mai proposto. È Montani il “casus belli” dei mal di pancia iniziati già nei mesi scorsi con il commissariamento del segretario provinciale Marcella Severino, cresciuti in campagna elettorale ed esplosi negli ultimi due giorni. Per questa sera era stata convocata, nella sede intrese della Lega, una conferenza stampa dei segretari “dissidenti”. I giornalisti che si sono recati in corso Garibaldi hanno trovato gli ex dirigenti e i militanti fuori dal portone. “Ci hanno diffidato dall’utilizzare la sede”, ha spiegato Roberto De Magistris, segretario dimissionario del capoluogo, già consigliere regionale e vicesindaco di Verbania. Lui, insieme a Massimo Tamburini per Baveno-Stresa ed Emanuele Doriani per la Valstrona, erano lì per esprimere il loro disappunto. “La nostra stessa opinione è condivisa da Doriano Pirazzi di Trontano e Salima Simona Avignano di Varzo (che smentisce la notizia, ndr) – spiegano –. Siamo militanti da tanti anni e abbiamo a cuore la Lega. Siamo orgogliosi del risultato ottenuto dal partito alle elezioni. Non abbiamo parlato nei giorni scorsi proprio perché non volevamo contraccolpi alla campagna elettorale, ma è arrivato il momento. Ci siamo dimessi prima ancora di sapere dell’esito proprio perché ne facevamo una questione di principio”.

Convinti della loro appartenenza e decisi a restare militanti “sempre che non ci buttino fuori come qualcuno dice”, non lesinano le critiche. “Le sezioni s’erano riunite e avevamo indicato i nomi di chi candidare alla Camera, due uomini e due donne – chiarisce De Magistris –. Montani non c’era, eppure è diventato capolista”.

Nella lettera inviata al segretario Matteo Salvini si parla di una “candidatura incomprensibile e dannosa per il movimento, oltre che irrispettosa delle regole” e di una “persona invisa al territorio e ai suoi rappresentanti”, per la quale dichiarandosi "imbarazzati da candidature inopportune che non riusciamo a giustificare innanzi agli elettori” rassegnano le dimissioni.

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