
VERBANIA – 06.03.2018 – Si discute domattina
in prefettura lo stato di agitazione proclamato da Fials e Uil alla Fondazione istituto Sacra famiglia di Verbania. Il prefetto Iginio Olita incontrerà i rappresentanti sindacali e la proprietà per cercare di “raffreddare” la crisi. Crisi che, intanto, divide anche all’interno degli stessi lavoratori. Non tutti, infatti, concordano con questo intervento, deciso da due rsu su cinque (quelle di Fials, le altre tre appartengono a Cgil e Cisl).
A questo proposito pubblichiamo di seguito la lettera di alcuni dipendenti in disaccordo con le posizioni assunte.
“Dopo l’ennesimo articolo uscito sui giornali circa lo stato di agitazione, la maggior parte dei dipendenti Fondazione Istituto Sacra Famiglia di Verbania vogliono esprimere il proprio dissenso nei confronti di un gruppo di lavoratori per quanto scritto negli articoli. È da molto tempo che queste persone strumentalizzano le situazioni, solamente per difendere interessi personali, mettendo a rischio i posti di lavoro di oltre 150 persone.
Taluni personaggi forse non vogliono vedere ciò che accade all’esterno della nostra struttura, se solo guardiamo la realtà sia a livello locale che nazionale. Sicuramente alcune difficoltà esistono, ma non tali da esasperare i lavoratori fino a questo punto.
Vogliamo inoltre sottolineare che queste persone proclamano lo stato di agitazione sentendosi forte dietro il nome di due sigle sindacali, ma noi non ci sentiamo assolutamente rappresentati da questi personaggi. Questo sfogo vuole essere a tutela dei nostri posti di lavoro. Riteniamo inoltre che le difficoltà che possano emergere vanno affrontare con il dialogo, nel rispetto soprattutto dei nostri utenti che devono sempre essere messi in primo piano e che non devono in alcun modo risentire del clima dettato solamente dalle guerre per interessi personali.
A tutti gli utenti e alle loro famiglie vogliamo dire a gran voce che, per la maggior parte dei lavoratori, il benessere e la cura dei pazienti sarà sempre al primo posto, anche persché siamo noi in prima persona a fare la qualità della loro vita”.


