VERBANIA – 22.02.2018 – Assessore, impari l’italiano.
Era questo, su Facebook, il contenuto del post con cui dal profilo di un volontario del canile appartenente all’associazione “Amici degli animali” si commentavano le vicende del Rifugio del cane che allora – nel 2015 – era in procinto di passare in gestione, a seguito della gara d’appalto successivamente annullata da Tar e Consiglio di Stato, alla cooperativa “Il Sogno”. Erano giorni concitati, con le proteste montate già l’anno prima quando la struttura di via Plusc fu assegnata a trattativa privata ad Adigest (poi inadempiente nel contratto, annullato unilateralmente dal Comune) e con polemiche pubbliche sui giornali e sui social network. Polemiche come quella nata allora dalle affermazioni dell’assessore all’Ambiente Laura Sau che, rilasciate al settimanale Eco Risveglio, spiegavano come gli “Amici degli animali” fossero inadempienti nei confronti dei dipendenti del canile e che il loro presidente, Loredana Brizio, utilizzasse il Consiglio comunale e le Commissioni consiliari per perseguire interessi personali. Da quelle frasi nacque una denuncia che ha portato l’assessore a opporsi a un decreto penale di condanna e a discutere la vicenda nel processo per diffamazione aggravata che si celebrerà nelle prossime settimane.
Ma in quel clima così teso la polemica divampò, spesso incontrollata come accade nei social network dove un filtro non c’è, su Facebook. Sul profilo “Lorenzo il Cagnaccio”, riconducibile al giovane studente di Fondotoce Lorenzo Cavazzon, apparve il post in cui si invitava l’assessore (che è docente all’istituto Cobianchi) a imparare l’italiano: “Assessore Sau… ha forse dei problemi di comprensione? Abbia un minimo di pudore, almeno per rispetto dei suoi alunni – le do un buon consiglio per evitare certe figure da cioccolataio, ci sono tantissimi corsi per imparare a conoscere le parole e i significati della lingua italiana che farebbero giusto per il suo caso!!!”.
L’esponente della giunta presentò querela, le indagini individuarono in Cavazzon il titolare del profilo Facebook e la Procura ne ha chiesto il rinvio a giudizio. Processato con rito abbreviato dal gup Elena Ceriotti l’altro ieri, è stato assolto con formula piena. Nell’udienza il padre del giovane, anch’egli volontario dell’associazione, ha dichiarato che l’autore di quelle frasi era lui, utilizzatore del profilo del figlio che in settimana studia a Milano. Il pm Gianluca Periani, che ha chiesto al giudice di trasmettere gli atti alla Procura nei confronti del padre affinché si proceda per il medesimo reato, aveva comunque proposto 500 euro di ammenda come condanna all’imputato. Sau s’era costituita parte civile con l’avvocato Maria Grazia Medali chiedendo un risarcimento di 5.000 euro.


