COSSOGNO – 17.02.2018 – L’abuso edilizio
non è stato sanato e ora rischia seriamente di dover demolire un gran pezzo della casa che ha ampliato. È finita in tribunale, alla seconda sezione del Tar Piemonte, la vicenda urbanistico-edilizia che coinvolge un cossognese, proprietario di una casa che negli anni scorsi ha ristrutturato e allargato. L’edificio, come tutto il paese, si trova all’interno del Parco nazionale della Val Grande, area vincolata dal punto di vista paesaggistico. Per costruire è quindi necessario ottenere un’autorizzazione ad hoc dalla Soprintendenza, un nulla osta che il cossognese non ha mai chiesto e ottenuto, né prima che entrassero in azione i muratori, né dopo, quando ha cercato di ottenere la sanatoria. È contro il diniego a quest’ultima, firmato dal sindaco lo scorso 21 agosto, che ha presentato ricorso. Chiede che sia annullato e di poter chiudere il contenzioso pagando le somme dovute e regolarizzandosi. A suo favore cita il fatto che l’intervento edilizio, valutato positivamente a suo tempo dalla Commissione locale per il paesaggio di Cossogno, fosse stato approvato con il rilascio del permesso di costruire proprio da parte del Comune. In realtà prima sarebbe dovuta intervenire la pronuncia definitiva della Soprintendenza, chiamata anche a dare il suo benestare alla sanatoria.
La causa è stata discussa preliminarmente a fine anno e, dopo un rinvio per approfondimenti, è stata affrontata lo scorso 31 gennaio. I giudici, considerato che “il provvedimento impugnato non comporta per il ricorrente un pregiudizio grave e irreparabile”, ha ritenuto che “le questioni di diritto sollevate (…) non appaiono manifestamente infondate e presentano profili che necessitano del maggiore approfondimento”. Per questo ha già fissato l’udienza per la discussione al prossimo 20 settembre. Se il diniego alla sanatoria sarà confermato, al proprietario della casa non resterà che demolire la parte realizzata abusivamente o ricorrere al Consiglio di Stato. Il Comune di Cossogno non è costituito, mentre la Soprintendenza l’ha fatto mediante l’avvocatura di Stato. Questo non è il primo caso del genere - costruzioni senza autorizzazione paesaggistica - accaduto nell'ultimo decennio a Cossogno, ma è il primo di una certa rilevanza (per il valore delle opere edilizie realizzate) e che rischia di cagionare un importante danno economico al privato.


