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testamento

VERBANIA – 10.02.2018 – Quando chiuse gli occhi,

nell’estate di tre anni fa, la gravellonese Angelina Campana aveva 94 anni, nessun parente accanto ma più pretendenti alle sue sostanze. È partita da una sorta di “corsa al testamento” l’indagine che ha portato a processo Fulvio Cerutti, il “marchesino” di Omegna, il 56enne che in passato fece molto parlare di sé per due matrimoni contratti con donne molto anziane. La Procura di Verbania lo accusa di violenza privata e di invasione di edifici altrui per le vicende legate all’eredità Campana. La signora Angelina, che in città era conosciuta anche per essere stata cartomante, era amica di Cerutti, beneficiario in due testamenti in cui veniva nominato erede universale, l’ultimo dei quali risalente al 19 febbraio del 2013.

La donna si spense in ospedale, lasciando denaro e un fondo pensione in un conto corrente in Intesa Sanpaolo e l’appartamento in cui aveva vissuto in via Partigiani a Gravellona Toce. Il giorno stesso del suo decesso, l’11 agosto, Cerutti telefonò a una notaio di Omegna chiedendole informazioni su come procedere con l’eredità e recandosi di persona in banca per verificare il conto corrente. Decise così di avviare la pratica di successione con la pubblicazione del testamento. Successivamente la nipote della defunta fece lo stesso da un notaio di Milano, forte di un altro testamento (in realtà la zia ne aveva scritti, nel tempo, altri otto a suo favore, di cui questo era l’ultimo) del 4 marzo 2013. Cerutti sporse denuncia contro ignoti per la falsità di quest’ultimo e la Procura aprì un fascicolo che, dopo la perizia che ritiene tutti i testamenti esaminati autentici, è in attesa che il gip ne giudichi la richiesta di archiviazione.

Nel frattempo, però, gli attriti sull’eredità portarono la nipote milanese a presentare un esposto in Procura perché Cerutti aveva sostituito i nottolini di tre serrature dell’abitazione di Gravellona dell’anziana. I carabinieri della sezione di pg effettuarono un sopralluogo e accertarono il fatto, anche grazie alla testimonianza del vicino di casa, che peraltro in passato era stato nominato erede in altri due testamenti della signora Campana.

Da qui nasce il processo per violenza privata (l’aver impedito l’accesso alla casa) e violazione di edificio (per essersi introdotto nello stabile). Nell’udienza di ieri ha testimoniato la notaio che seguì la pratica. Ha raccontato che Cerutti gli aveva comunicato dell’esistenza di una potenziale erede, invitandola a contattarla, cosa che fece non ricevendo però più riscontro. La stessa professionista, a proposito della profusione di lasciti della defunta, ha confermato che in effetti era “incline al testamento”.

Cerutti, difeso dall’avvocato Guido Pitzalis, tornerà in aula il 2 marzo.

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