VERBANIA – 26.01.2018 – Nessuna ulteriore condanna e caso chiuso.
L’aggressione con rapina subita nella notte di Capodanno del 2014 da un 24enne verbanese a Macugnaga fu portata a termine da una sola persona, dal giovane concittadino che ha già patteggiato. Così ha deciso oggi il giudice Rosa Maria Fornelli assolvendo un ragazzo del Vergante alla sbarra come corresponsabile di quell’episodio e per il quale l’accusa, sostenuta dal pm Maria Traina, aveva chiesto una pena severissima: 5 anni e 2.000 euro di multa.
Tutto accadde dopo la mezzanotte quando, stappato lo spumante, in tanti avevano lasciato case e baite per far festa in bar e locali. In un bar di Pecetto si incontrarono, tra gli altri, quella che poi fu la vittima del pestaggio-rapina e i due giovani indagati come aggressori. Il primo, sparito dalla vista degli amici, fu ritrovato poco dopo da un passante a bordo strada. Giaceva a terra senza giacca, infreddolito e con il volto tumefatto. Non ricordava nulla di quanto gli era successo e, sulle prime, pensò di essere caduto. Non aveva più il portafogli e l’i-phone. Con il passare del tempo, dopo essere stato riportato in baita e soccorso – ma, al mattino successivo, visitato dal personale dell’ambulanza chiamata dagli amici e portato in ospedale a Domo –, iniziò a rammentare d’essere stato aggredito. Testimonianze raccolte e ricerche su Facebook gli permisero di identificare alcuni avventori, tra cui i due accusati di rapina e lesioni. Uno ha patteggiato ed è uscito dal processo, l’altro è andato al dibattimento. Nell’udienza odierna l’imputato ha raccontato la sua versione, spiegando che all’interno del locale il verbanese, secondo lui ubriaco, s’era avvicinato ai due amici chiedendo se avessero da cedergli della cocaina per riprendersi. Nel chiederlo mostrò un portafogli gonfio di denaro, quasi un migliaio di euro. “Mi propose di rubargli i soldi ma io non fui d’accordo”, ha spiegato al giudice Rosa Maria Fornelli – come già aveva dichiarato in fase di indagine ai carabinieri – raccontando di non aver più rivisto i due se non fuori, quando il verbanese era ormai a terra, prima di andarsene perché aveva già avuto guai con la giustizia e non voleva ulteriori grane.
La difesa dell’avvocato Elisabetta Pattofatto ha puntato sulla mancanza delle prove (nessun testimone diretto dell’aggressione e della rapina) e sula buona fede del suo assistito, che ha spiegato senza reticenza come si svolsero i fatti, per i quali c’è peraltro già sentenza di patteggiamento.
Il giudice ha respinto le richieste dell’accusa assolvendolo con formula piena per non aver commesso il fatto.


