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VERBANIA – 15.01.2017 – L’assassino e latitante

si nascondeva nel Vco. Era l’autunno di tre anni fa e i carabinieri di Novara investigavano a tutto campo per dare un nome e un volto alla persona che, il 13 settembre, aveva ucciso a bastonate nella sua cascina di Oleggio l’81enne Maria Rosa Milani. Quell’uomo era Salvatore Stendardo, allora 58enne, un detenuto del carcere di Novara ammesso alla semilibertà che due sere prima dell’omicidio – uccise perché sorpreso a rubare – non era rientrato in cella, evadendo e rendendosi latitante. Fu arrestato tre mesi più tardi a casa di una conoscente, a Bologna. Ma la sua latitanza, tra settembre e ottobre, fu nel Vco. Per il reato di concorso in favoreggiamento s’è aperto oggi a Verbania il processo a carico di Fausto Parisi, Franco Rota e Maurizio Rogina, coloro che avrebbero dato in qualche modo accoglienza all’evaso nelle fasi precedenti il suo trasferimento in Emilia. Ospitalità, l’uso di una scheda telefonica e qualche lavoretto saltuario per sbarcare il lunario è quanto la Procura di Verbania sostiene avvenne tra Omegna, Premosello Chiovenda e Stresa nel settembre-ottobre del 2014. Parisi e Rogina, difesi rispettivamente dagli avvocati Paolo Patacconi e Marisa Zariani, hanno chiesto al giudice Raffaella Zappatini l’ammissione alla messa alla prova, ai lavori socialmente utili che estingueranno il reato. Rota, assistito dall’avvocato Christian Ferretti, andrà al dibattimento, ritenendo di poter provare un minimo coinvolgimento e, soprattutto, che la latitanza di Stendardo era a lui sconosciuta. 

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