
VERBANIA – 13.12.2017 – Slitta al 6 febbraio
la sentenza del femminicidio di Bee. Ieri in tribunale a Verbania s’è tenuta la seconda udienza del processo con rito abbreviato in cui è imputato di omicidio volontario il 34enne verbanese Marco Tacchini, reo confesso dell’assassinio della compagna – e madre della figlia – Alessia Partesana. Nelle prime ore della vigilia di Natale dell’anno scorso, nella loro abitazione di Bee, Tacchini colpì con numerose coltellate alla schiena la 29enne operatrice socio-sanitaria che era in procinto di lasciarlo. Dopo quel gesto, avvisate le autorità, uscì in macchina dirigendosi verso il comando provinciale dei carabinieri, a Verbania. Da quel giorno è detenuto. Ieri è comparso per la prima volta in aula nel processo che – su richiesta avanzata insieme all’avvocato Gabriele Pipicelli – si tiene con rito abbreviato dal gup e le cui sorte sono affidate alle valutazioni degli esperti psichiatri chiamati a valutarlo. Per la difesa Tacchini non è imputabile perché incapace di intendere. La tesi è sostenuta dal dottor Giorgio Farina, ex primario della Psichiatria di Verbania e consulente di parte. Di parere opposto sono i periti nominati dalla Procura (Angelo Demori) e dal tribunale (Nicola Poloni). Le loro conclusioni, vagliate già in un precedente incidente probatorio, hanno convinto il sostituto procuratore Nicola Mezzina a chiedere per Tacchini il giudizio immediato. Nell’optare per il rito abbreviato – che tra l’altro prevede, in caso di condanna, una pena massima di 30 anni e non l’ergastolo – l’avvocato Pipicelli aveva chiesto e ottenuto l’audizione di Farina, che è avvenuta ieri. Lo psichiatra ha riferito le sue conclusioni, in particolare sull’esito del test di Rorschach, e il gup Elena Ceriotti ha disposto che siano oggetto di un confronto tra periti il prossimo 23 gennaio, la data inizialmente fissata per la discussione e la sentenza, che a questo punto slitterà al 6 febbraio.
Come parti civili nel processo si sono costituiti i genitori di Alessia Partesana, la sorella e – tramite i tutori – la bambina della vittima e figlia dell’imputato, che quel giorno era presente nell’abitazione in cui si consumò il delitto.


