VERBANIA – 30.11.2017 – Il treno arriva in ritardo
di una mezzora, all’orario inizialmente annunciato ieri (su per giù le 16,30), prima del repentino cambio di programma che non è andato giù a tutti. Un fischio, la frenata, le carrozze che scorrono insieme alla scritta “Destinazione Italia” sino a fermarsi (guarda il video). Si aprono le porte e scendono membri dello staff e giornalisti che hanno seguito il tour democratico piemontese di oggi. Tutti attendono Matteo Renzi, ma il primo volto noto a sbucare – scivolando pericolosamente sul predellino – è il segretario regionale Dem Davide Gariglio. Dietro di lui, poco dopo, fa capolino l’ex premier. Saluta, si guarda intorno, raccoglie gli applausi e appena sceso scambia affettuosi saluti con il parlamentare Enrico Borghi, il sindaco di Verbania Silvia Marchionini e il segretario provinciale Giuseppe Grieco. Una trentina di metri lo separano dal minivan coi vetri oscurati che lo attende per portarlo al Castello di Vogogna. Renzi li percorre tra saluti di militanti e selfie, rilasciando spezzoni di intervista e concedendosi il minimo indispensabile alla gente, prima di partire per Vogogna.
Questa è la cronaca della tappa verbanese del leader del Pd, accolto da una piccola folla composta perlopiù da rappresentanti delle forze dell’ordine e da iscritti al partito, con pochissimi contestatori – qualcuno ha tentato di criticare ma s’è sentito a malapena – e non troppi fan, persone comuni che al grido “Matteo, Matteo!” hanno cercato di stringergli la mano e farsi salutare. Di folclore lo sparuto gruppo dei Giovani democratici – una mezza dozzina – che agitando le bandiere prima che arrivasse il treno hanno intonato un “chi non salta un grillino è…”.
Tra i notabili locali del Pd spiccavano però alcune assenze, soprattutto verbanesi. Se dall’Ossola e dal Cusio la rappresentanza dem è stata sostenuta – da Antonella Trapani a Davide Bolognini e Giorgio Feroni, da Mario Cavigioli a Gianni Desanti – quella verbanese s’è limitata all’entourage del sindaco e a pochi altri. Non c’era il segretario cittadino Nicolò Scalfi che, come altri verbanesi, non ha per nulla gradito il cambio di programma di ieri – peraltro reso pubblico in un valzer di comunicati – che inizialmente doveva vedere Renzi ospite di Fondotoce (anche per parlare del piano periferie appena finanziato) e della Casa della Resistenza per un omaggio ai 42 Martiri ma che alla fine l’ha visto “dirottato” a Vogogna, casa del parlamentare uscente Enrico Borghi, impegnato nella partita della ricandidatura per la quale gli ultimi rumor lo indicano vicino a una candidatura al Senato in un collegio proporzionale con le più alte chance di rielezione.


