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crematorio generico

VERBANIA – 22.11.2017 – I “problemi” del forno crematorio

di Pallanza vengono a galla ufficialmente lo scorso maggio, quando Arpa effettua un sopralluogo e riscontra alcune irregolarità – mancato smaltimento dei residui, non utilizzo degli addittivi chimici e desunto inquinamento ambientale – per cui emette tre verbali con annesse sanzioni economiche per oltre ventimila euro indirizzati ai tre dirigenti che negli anni si sono occupati della gestione. Uno dei tre accetta di pagare, effettua l’oblazione (con anticipo di 6.000 euro da parte del Comune, che deve ancora restituire) e estingue il reato. Gli altri due sono in attesa delle valutazioni della Procura della repubblica.

Il serrato confronto Arpa-Comune produce una serie di prescrizioni per l’utilizzo dell’impianto e dispone ulteriore analisi dei fumi, che rivelano la presenza oltre la soglia stabilita dalla legge per gli impianti di incenerimento rifiuti (autorizzazione diversa da quella del crematorio) di alcuni inquinanti. In agosto arriva lo stop e iniziano i lavori conclusi in questi giorni. Lavori costati, al di là della manutenzione ordinaria, 61.282 euro, la maggior parte dei quali rappresentata dal dosatore automatico costato 34.770. A questa somma vanno poi aggiunte 15.006 euro di analisi straordinarie dei fui, destinati a crescere oltre 20.000 con i campionamenti da effettuare entro il 31 dicembre.

Il problema delle emissioni inquinanti s’era manifestato già il 22 dicembre del 2016, quando il controllo annuale dei fumi aveva rilevato parametri fuori scala per monossido di carbonio e ossidi di zolfo, imputati allora al non corretto funzionamento di una sonda, che era poi stata sostituita.

Al di là delle questioni specifiche, ciò che emerge da questa vicenda – soprattutto dai verbali Arpa – è una gestione approssimativa dell’impianto, nel quale gli operatori presenti fisicamente a Pallanza non sempre hanno seguito le corrette procedure nelle cremazioni e che ha visto in un paio d’anni alternarsi, nella girandola di trasferimenti disposti dalla giunta, tre dirigenti con esperienze pregresse in settori totalmente differenti. Del resto il proprietario del crematorio, il Comune di Verbania, è un ente pubblico e non una società specializzata. Un tema, questo, alla base dei ragionamenti sull’esternalizzazione già avviati sotto la giunta Zacchera e concretizzatisi nel project financing approvato dalla giunta Marchionini, sospeso dal referendum abrogativo promosso da alcuni cittadini e cancellato dallo stesso esecutivo – per le forti pressioni politiche del Pd – prima che le urne dessero come responso il nulla di fatto per il mancato raggiungimento del quorum. Dal giorno dopo il referendum, rilievi Arpa e correzioni a parte, nulla più è stato fatto in questa direzione, tranne le dichiarazioni post-referendum di Marchionini – “andiamo avanti” – il deposito di un nuovo project financing della medesima ditta che non è nemmeno stato valutato, diverse riunioni della Commissione Lavori pubblici che sta cercando una via percorribile per l’esternalizzazione, che per la verità è una procedura tecnica e non politica, essendo compito del Consiglio comunale dire solo sì o no all’esternalizzazione del servizio con, al limite, alcune clausole generali.

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