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tel led

VERBANIA – 12.11.2017 – Tutto iniziò con la denuncia

di smarrimento di un telepass e con una perquisizione. Nel 2015 i carabinieri che si presentarono alla porta del domicilio condiviso da Michele Ielo con la fidanzata, a Veruno, cercavano l’apparecchio che una signora di Omegna diceva d’aver smarrito da tempo ma che era stato indebitamente utilizzato da altri. L’indagini dei passaggi al casello li avevano portati lì, dove il telepass non c’era ma dove s’imbatterono in un garage-magazzino contenente alcune attrezzature, tra cui un tablet, due smart-tv, quattro televisori a led, dieci computer desktop Dell e cinque MacBook Pro. Ielo disse che gliele aveva affidate l’ex datore di lavoro Franco Sasso, di cui era collaboratore alla ditta Corel di Gravellona Toce. Quell’attrezzatura l’indomani l’avrebbe consegnata a Cureggio, per l’allestimento di un pub-pizzeria di cui si sarebbe occupata l’impresa – in quel momento in forte difficoltà economica –, contattata anche per realizzare l’impianto elettrico di un’intera palazzina. Quegli oggetti furono sequestrati e l’uomo denunciato per ricettazione, procedimento pendente al tribunale di Novara.

Sasso, invece, finì nei guai per appropriazione indebita, reato per il quale è a processo a Verbania. Quella merce, infatti, non era sua ma l’aveva in uso grazie a un contratto di noleggio sottoscritto con la Grenke, una multinazionale specializzata nell’acquisto di attrezzature per le piccole-medie imprese e nel noleggio, la cosiddetta “locazione operativa”. La Grenke l’aveva comprata per circa 14.000 euro a fine 2014, affidandogliela con il vincolo che la conservasse nella sua sede. In cambio avrebbe ricevuto in 36 mesi un canone trimestrale pari a 581,73 euro. Non vedendo saldata nemmeno una fattura, l’azienda aveva sporto denuncia, avviando le indagini dei carabinieri sulla Coral, al cui indirizzo i militari non avevano mai trovato nessuno. Quando si scoprì che gli stessi apparecchi erano sotto sequestro a Novara, la Grenke avviò le pratiche per il dissequestro, li ottenne indietro dopo circa due anni, e li vendette con un ricavo di 4.200 euro più Iva. Ora la società, costituita parte civile contro Sasso, chiede un risarcimento.

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