VERBANIA – 31.10.2017 – Sale con una bici da donna,

scende con la mountain bike rubata e quando torna sul “luogo del delitto” scappa tra prati e boschi finendo poi identificato dai carabinieri. È rocambolesca la storia che ha portato a processo per furto aggravato Savino Gammone, condannato dal tribunale di Verbania a 1 anno, 6 mesi e 400 euro di multa). Tutto inizia un sabato mattina del maggio 2015, quando un garage di Trarego Viggiona viene trovato aperto, con la serratura forzata, e "ripulito" di una nuova mountain bike da 2.500 euro che il proprietario, un giovane del paese, aveva da poco acquistato in un negozio di Cannobio. La voce si sparge in paese e raggiunge il titolare di un ristorante, che si ricorda di aver notato, poco prima di mezzogiorno, un uomo vestito con giacca di pelle e un abbigliamento inusuale, pedalare con fatica – perché il tratto è molto in salita – in sella a una bicicletta da donna e di averlo visto dopo nemmeno mezzora scendere montando una mountain bike. Pensando che fosse quella del conoscente lo informò, e fece anche sapere che la bici da donna si trovava, posteggiata con il lucchetto chiuso, vicino alla sua abitazione, non distante dal ristorante. Il martedì successivo la figlia del ristoratore vide che lo stesso uomo, salito con la corriera da Cannero Riviera, era venuto per recuperare la bicicletta. I cani abbaiarono, lei lo chiamò e lui fuggì. La donna lo vide entrare nell’erba alta e cambiarsi d’abito, prima di fuggire a piedi tra i boschi. I carabinieri, allertati, disposero controlli e posti di blocco, arrivando a fermarlo e identificarlo a Stresa, località raggiunta in taxi. Quell’uomo era Gammone che, trasportato in caserma, dichiarò di avere un malore e fu portato in ospedale per controlli. Processato per furto aggravato a Verbania, è stato condannato a una pena inferiore a quella richiesta dal pm Maria Portalupi, che aveva chiesto, anche perché l’imputato aveva precedenti, 3 anni e 200 euro di multa. La mountain bike non è mai stata ritrovata.