1

vco montano

VERBANIA – 09.08.2017 – Insieme al Vco erano diventate

le tre “sorelle” montane, le piccole e marginali province delle tre più importanti regioni del nord che, insieme, s’erano alleate per reclamare i propri diritti contro lo strapotere dello Stato centrale. Sondrio, 181.000 abitanti (21.000 il capoluogo) sparsi in 3.100 kmq; e Belluno, 205.000 (35.800) su 3.600 kmq, da oltre dieci anni cercano punti di contatto e sponde politiche e istituzionali con il Vco (160.000 abitanti per 2.200 kmq) per rivendicare quel minimo di autonomia che deriva loro – così insistono – dall’essere prevalentemente montane e confinanti con stati esteri. Il lavoro di lobbying non ha dato per tutti buoni risultati, soprattutto per il Verbano Cusio Ossola.

La recente riforma delle Camere di commercio non ha toccato Belluno, che già due anni fa peraltro era convolata volontariamente a nozze con Treviso; né soprattutto Sondrio, che nell’ecatombe lombarda (un esempio su tutti l’unione forzata di Pavia, Cremona e Mantova) è rimasta indenne proprio per la sua specificità, criterio per il quale la provincia montana della Lombardia beneficia di un’apposita legge regionale che le assegna ogni anno d’ufficio i canoni idrici, cioè il denaro che viene versato dalle aziende idroelettriche sotto forma di tassa per l’utilizzo dell’acqua per produrre energia. Lo stesso sta facendo il Veneto con Belluno, mentre il Piemonte viaggia in direzione opposta. A metà anni Duemila i canoni idrici – una partita da svariati milioni di euro – erano arrivati grazie a un emendamento alla legge finanziaria dello Stato, ma non sempre erano giunti nelle casse del Vco con puntualità o appieno. Quando la competenza è tornata alla Regione ci sono state pressioni politiche, promesse, stanziamenti e pochi pagamenti. Ora la situazione è molto più chiara con la giunta Chiamparino, in cui siede come vicepresidente e assessore alle Finanze il verbanese Aldo Reschigna. decisa nel trattenere per sé quelle risorse, utili per puntellare le casse di una Regione che finanziariamente se la passa male e che ha spalmato i suoi debiti sulla sanità nell’arco di più decenni, con buona pace della specificità montana (peraltro messa nero su bianco nello Statuto del Piemonte rivisto quindici anni fa) e delle rivendicazioni del Vco.

La riduzione delle Camere di commercio, che si somma allo spolpamento delle Province – lasciate senza soldi e, di fatto, impossibilitate a operare – e che non è escluso preluda a altri tagli di servizi, è l’ennesimo segnale di una politica nazionale che tende verso il centralismo e che penalizza i territori marginali. Non tutti, però, perché come Belluno e soprattutto Sondrio hanno insegnato, una strada per l’autonomia (o un surrogato di essa) c’è. Basta saperla percorrere e cercare le vie politiche giuste, quelle che evidentemente lì – a giudicare dai risultati – hanno saputo battere con profitto. 

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Se prosegui nella navigazione di questo sito acconsenti l'utilizzo dei cookie.