VERBANIA - 27-05-2025 -- Sarà celebrato con rito abbreviato, davanti al gup il prossimo 30 settembre, il processo del 64enne originario della Sardegna accusato di aver tentato di sfregiare con una sostanza contenente acido il volto dell’ex compagna, parrucchiera verbanese di 64 anni. Stamane s’è aperta l’udienza preliminare per i fatti che, accaduti lo scorso 28 dicembre nel salone di cui la donna è titolare a Trobaso, erano balzati agli onori delle cronache nazionali. Quel giorno l’imputato, Giancarlo Murroni, s’era presentato in salone con due boccette acquistate la mattina stessa, confermando la volontà di aggredire la donna che già aveva esternato scrivendole tramite whatsapp nei giorni precedenti.
La loro relazione sentimentale, che aveva avuto una convivenza, era terminata da poco ma lui non se ne faceva una ragione, ed era diventato aggressivo. L’irruzione con assalto alla ex avvenne in due momenti, con le botte prima, e poi col tentativo di accecarla versandole quel liquido contenente acido negli occhi. L’intervento degli avventori del bar vicino fu decisivo per il soccorso alla parrucchiera e l’allontanamento di Murroni che, portato all’esterno, attese in strada l’arrivo della polizia, che lo arrestò.
Da quel giorno l’operaio – e saltuariamente pizzaiolo – è detenuto nella casa circondariale di Verbania in regime di custodia cautelare. Oggi è comparso davanti al gup Mauro D’Urso insieme a uno dei suoi avvocati, Marisa Zariani (l’altro è Marco Ferrero di Torino), e s’è trovato per qualche istante faccia a faccia con la vittima, rappresentata dall’avvocato Mario Di Primio. La donna, che s’è costituita parte civile, al di là delle conseguenze fisiche dell’aggressione, vive con estrema sofferenza, angoscia e preoccupazione la situazione. Da fine dicembre non ha più lavorato nel salone, che ha messo in vendita insieme all’immobile di cui è proprietaria. Conduce una vita ritirata, ha paura a uscire e segue un percorso di sostegno psicologico: circostanze evidenziate nella domanda di costituzione di parte civile, in cui l’avvocato quantifica in 3.000 euro il danno fisico e in 30.000 quello morale, con riserva di produrre documentazione aggiornata all’udienza di fine settembre.
Nel chiedere il rito abbreviato, la difesa ha spiegato di aver fatto recapitare alla vittima, non ritirata per un disguido postale, una lettera di scuse e un assegno a titolo di risarcimento provvisorio di 4.000 euro. Contestualmente è stata chiesta al gup la revoca della custodia cautelare in carcere, misura da attenuare con gli arresti domiciliari. In questo senso Murroni, che una residenza stabile non l’aveva già all’epoca dei fatti, ha dichiarato la disponibilità di un alloggio in Ossola, lontano dalla residenza della parrucchiera. Il giudice ha concesso due giorni a parte civile e Procura per esprimersi su tale richiesta, riservandosi poi la decisione.
L’accusa, tramite il sostituto procuratore Laura Carrera – oggi in aula c’era il collega Gianluca Periani – contesta a Murroni tre capi di imputazione. Il più grave è il tentato sfregiamento (da codice penale: deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, fattispecie introdotta con la legge del codice rosso), con le aggravanti dell’uso di una sostanza venefica, della premeditazione e del precedente rapporto di convivenza; lesioni personali gravi (40 giorni di prognosi) per le botte; stalking per i messaggi minatori inviati tra l’8 dicembre e il giorno dell’aggressione.


