VERBANIA - 4-11-2023 -- Probabilmente è il più bel monumento ai Caduti delle guerre che sia stato eretto nel Bel Paese, quasi certamente il più struggente. Un'emozione incisa nel tempo, per sempre, come solo i grandi artisti sanno fare. E il russo-verbanese Paolo Troubetzkoy un grandissimo artista lo è stato davvero, e non solo per quel bronzo posato esattamente cento anni fa sul lungolago di Pallanza. La vedova di guerra col figlioletto in braccio, la mano con la rosa allungata verso una tomba che non si vede ma che rappresenta tutte le tombe dei soldati che dalla carneficina della prima Guerra Mondiale non tornarono. Un monumento contro la retorica della guerra, dove di militi vittoriosi e indomiti non c'è ombra. C'è invece il dolore di chi era restato, la fatica di una giovane madre nelle quali tutte le madri avrebbero potuto rispecchiarsi. In tempi di esaltazioni guerrafondaie, con un Paese ancora lacerato dai postumi del conflitto ma impregnato della retorica della vittoria, l'artista si tiene distante dalle celebrazioni a suggerirci, ieri come oggi, la vera essenza della guerra che è fabbrica di morte, fabbrica di vedove. Discrepanza vuole che poco distante, a neppure venti metri, sorga il mausoleo realizzato in piena epoca fascista per il generale Cadorna, che di quella guerra fu invece contestata figura.
Commissionato a Toubetzkoy dal Comune di Pallanza, il 21 ottobre del 1923 il monumento ai caduti fu inaugurato alla presenza del principe ereditario Umberto di Savoia. Storia vuole che ai pallanzesi piacesse molto, meno alle autorità.
“Fummo soldati d’Italia” è inciso sulla lapide in bronzo cui segue una lista lunghissima di nomi. Sono nomi di padri e di figli quelli sui quali la vedova dai lineamenti dolci depone la sua rosa.


