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CANNOBIO - 27-02-2023 -- Se anche un modello come il centro medico di Cannobio, una realtà presa ad esempio in tutto il Piemonte e non solo, va in sofferenza per carenza di medici, vuol dire che la situazione è seria.
Dal primo marzo la dottoressa di medicina generale Claudia Filippinetti andrà via, si trasferisce in una sede più vicina casa sua. Resta il rammarico per i residenti di Cannobio e dell’Alto Verbano che in questi mesi (la dottoressa era in servizio da ottobre) ne avevano apprezzato le doti umane e professionali. Sia chiaro, è nel diritto dei medici scegliere il luogo dove lavorare, il problema è che ad ogni trasferimento o ad ogni pensionamento, la situazione peggiora un po’ di più. Restano buchi difficilissimi da ricucire. E con il trasferimento di Filippinetti, al Centro medico di Cannobio, punto di riferimento per tutto l'Alto Verbano, il disagio si sentirà sicuramente.
- Possiamo parlare di emergenza?
Lo abbiamo chiesto al dottor Antonio Lillo, presidente dell’Ordine dei Medici del VCO e tra i fondatori - 20 anni fa - del Centro medico.
- A tre anni dell’emergenza Covid sicuramente possiamo parlare di un’altra emergenza, di un altro tsunami – dice -. Nella prima si era però tutti insieme, con spirito di solidarietà, alleati contro un nemico invisibile e sconosciuto. In questa emergenza, al contrario, i medici restano sempre più soli nel cercare di dare risposte per salvaguardare un diritto: ma non si può chiedere loro l’impossibile!
Sono passati 20 anni dall’apertura del primo centro polifunzionale “Medicina attiva”, il germe di quello che diventerà il Centro Medico di Cannobio, nato dalla passione dei medici e sulla base di un principio fondamentale: dare risposte più vicine ai bisogni delle persone, garantendo loro il diritto inalienabile di avere cure più prossime al loro luogo di vita. Tutto questo in una zona dove l’ospedale dista 30 chilometri di una strada che negli anni ha dato qualche problema, per usare un eufemismo.
- Allora, 20 anni fa, riusciste a guardare lontano, oggi sembra si fatichi a concepire anche il domani
- Il Centro medico è stato il sogno di tutta una comunità: un bel sogno che si è realizzato con fiducia e coraggio, nonostante le grandi difficoltà e le fatiche. Un sogno scaturito dai vari piani sanitari nazionali e regionali redatti fin dal 2000 nei quali abbiamo creduto e ai quali abbiamo dato fiducia.

- Ma allora cos’è che è andato storto se l’unico modello funzionante, come quello di Cannobio è in difficoltà?
- Scontiamo il prezzo di errate programmazioni e di una incapacità politica di costruire il futuro per una vera ed efficiente sanità territoriale che, con coraggio e lungimiranza abbiamo dimostrato fattibile. Ora dobbiamo fare i conti con una emergenza che prima e poi sarebbe arrivata…”
- La mancanza dei medici di famiglia non è però solo una emergenza sul nostro territorio
- Ne sono ben consapevole, ma quanti anni ‘buttati’ via e quanta cecità nel non voler vedere un problema da tempo conosciuto e più volte denunciato Vuole sapere perché prima parlavo di uno tsunami violento che si sta per abbattere sul nostro territorio? Perchè altre 1500 persone che hanno sempre cercato e avuto una risposta nel nostro centro rimarranno ‘senza medico’.
- Si può fare qualcosa nell’immediato?

- Diverse proposte operative ed incentivanti sono state suggerite ad ogni livello ed in ogni ambito istituzionale per superare quelle rigidità contrattuali e convenzionali.
Dove sono le risposte?
- Oggi ho una sola certezza: i medici tutti non hanno nessuna responsabilità ed hanno sempre cercato con abnegazione e passione di svolgere il proprio ruolo. Ma torno a ripeterlo: non chiedeteci l’impossibile.

A.D

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