
VERBANIA - 22-02-2023 -- Un solo imputato, due processi da riunire. A cinquant’anni di distanza dalla chiusura dello stabilimento e a quasi venti dal primo procedimento penale, Montefibre continua a tenere banco al tribunale di Verbania. Sulle responsabilità delle morti e delle malattie connesse all’esposizione all’amianto degli operai dell’ex polo chimico di viale Azari, il sostituto procuratore Nicola Mezzina, che già ha istruito quattro processi, sta già lavorando a un Montefibre quinquies e a un Montefibre sexies. Nel 2005 gli imputati erano 17: ex dirigenti e manager della fabbrica. La gran parte di loro, che già era in età avanzata, è morta nel corso degli anni e, ora e per i capi di imputazione residui (episodi avvenuti in tempi più recenti, inizio anni ‘80) c’è più un solo imputato: Gianluigi Poletti.
I due procedimenti incardinati contro di lui saranno accorpati nella prossima udienza ai primi di marzo e viaggeranno insieme. Saranno, probabilmente, gli ultimi dell’epopea giudiziaria di Montefibre, che non s’è ancora esaurita. Il primo processo, iniziato nel 2005, s’è chiuso nel 2012 in Cassazione con la condanna di due dirigenti per omicidio colposo da asbestosi di due operai e con l’assoluzione per i casi di mesotelioma pleurico.
Il bis ha avuto due passaggi alla Suprema Corte e ha mandato tutti assolti. Il rer è fermo alla Corte d’Appello di Torino, alla quale l’accusa s’è rivolta impugnando le assoluzioni pronunciate a dicembre 2017 a Verbania. Anche il quater è fermo dopo il primo grado: sono appena state depositate le motivazione dell’assoluzione degli imputati.


