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tribunale 16

VERBANIA - 13-02-2023 -- Anche se ha cambiato sesso, è la stessa persona di prima. Non è bastata la contestazione sull’identità e una questione giuridica sulla certezza dell’avvenuta notifica del decreto di espulsione a evitare la condanna alla trentanovenne transessuale brasiliana che, arrestata nel maggio del 2019 dopo una lite in un pub di Intra, si scoprì essere irregolare in Italia. Tre anni prima, infatti, era stata destinataria di un provvedimento di espulsione e di divieto di rientro nel territorio nazionale per cinque anni che non ha rispettato. È di questo che ha dovuto rispondere di fronte alla giustizia, condannata a un anno, dopo che per i fatti della primavera di tre anni fa aveva patteggiato 7 mesi e 100 euro. Quella sera, in un locale pubblico di Intra, in stato alterato, aveva litigato con alcuni avventori, determinando l’intervento della polizia. Agli agenti aveva reagito con calci, testate, sputi, insulti e minacce (compresa quella di infettarli con l’Hiv) per poi prendere a calci la carrozzeria dell’auto di servizio. Resistenza, oltraggio, lesioni, danneggiamento e rifiuto di fornire le proprie generalità i reati contestati. Già all’udienza di convalida la brasiliana aveva raccontato d’essere arrivata in Italia per lavorare come escort e di avere poi cambiato sesso, registrandosi come una donna nel suo paese, modificando del tutto quindi identità e documenti. Non per la legge, però.

 


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