VERBANIA - 24-01-2023 -- La decisione è rimandata a luglio quando, forse, si sarà trovato un accordo con l'assicurazione. È iniziata con un rinvio per perfezionare le trattative con le parti civili, l'udienza preliminare del procedimento a carico di due imprenditori edili del Verbano. Fabrizio e Alessandro Garzoli, padre e figlio di 56 e 29 anni, per la Procura di Verbania -che ne chiede il rinvio a giudizio- sono i responsabili della morte di Gaetano Scuto, il 62enne verbanese d’origini siciliane che perse la vita, l’11 ottobre del 2021, cadendo dal tetto d’un capannone di Mergozzo. L’immobile, un ex laboratorio di graniti, era regolarmente affittato all’impresa il cui titolare era il figlio Garzoli, che ne aveva subaffittato una porzione al verbanese, ex artigiano che l’utilizzava come magazzino per beni personali o di famiglia.

Alle autorità giunse la segnalazione del ritrovamento del corpo all’interno del deposito. Scuto era precipitato da un lucernario, procurandosi traumi mortali al capo e all’emitorace destro. Secondo le prime informazioni raccolte, era da solo al momento dell’incidente ed era salito -così fu riferito- di sua iniziativa.

Le indagini hanno fatto emergere un’altra versione, secondo cui avrebbe partecipato insieme ad altri alla manutenzione del tetto che, formato da lastre di onduline, ha ceduto sotto il suo peso, facendolo precipitare da un lucernario in via di sostituzione.

Secondo il sostituto procuratore Nicola Mezzina si trattò di un infortunio sul lavoro ascrivibile ai titolari dell’impresa per conto dei quali -pur senza alcun contratto- stava operando in violazione delle norme di sicurezza e, soprattutto, di quelle specifiche per le lavorazioni oltre i due metri d’altezza.

Difesi dagli avvocati Ferdinando Brocca e Paolo Patacconi, gli imprenditori hanno chiesto al gip un rinvio per sollecitare l’intervento dell’assicurazione affinché siano risarcite le parti civili, la vedova e i due figli di Scuto, assistiti dall’avvocato Alessandro Corletto.