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tribunale 15

VERBANIA - 19-01-2023 -- Più d’una lite di vicinato, meno d’una faida familiare. Da quando, nel basso Verbano, è morta l’unica proprietaria d’una storica tenuta da 100 ettari, tra una delle nipoti che l’ha ereditata e la famiglia della ex dipendente cui è stato lasciato per testamento l’usufrutto d’un appartamento, non corre buon sangue.

La signora, che ha 57 anni, vive da tempo a New York e non torna troppo spesso in Italia. L’aveva fatto, nel giugno del 2017, proprio per sincerarsi delle condizioni di quella vasta proprietà che ha quattrocento anni, è da sempre della sua famiglia e della quale è orgogliosa.

La non facile ma legittima convivenza forzata tra gli usufruttuari -marito e moglie di 75 e 72 anni- e colei che ha ereditato, fu la causa di attrito il 3 giugno, quando un trattore entrò nel viottolo in retromarcia per scaricare legname col quale la coppia si sarebbe scaldata durante l’inverno. La signora americana, un po’ perché la strada era angusta per un mezzo pesante, e un po’ perché l’usufrutto non prevede il piano terra, riprese verbalmente i due che -denunciò in seguito- le impedirono di uscire con l’auto. La discussione si ripeté in modo simile due giorni dopo, quando la proprietaria mandò per un sopralluogo un tecnico incaricato di valutare i lavori di ristrutturazione da effettuare ed egli se ne tornò a casa senza aver fatto nulla, perché non glielo consentirono.

Per questi due episodi marito e moglie sono a processo a Verbania per violenza privata, accusa cui s’accompagna quella di molestie e disturbo alle persone che sarebbero avvenute il 13, il 18 e il 26 giugno. Si tratta di screzi verbali e di insulti proferiti dai due imputati alla parte offesa.

Il processo, che si trascina da tempo per le difficoltà a presenziare in Italia della denunciante, s’è aperto con la sua testimonianza, avvenuta in un clima teso. Chiamata a deporre, ha chiesto fosse allontanato da lei l’imputato -il marito, unico presente- perché la sua presenza la infastidiva. Ha più volte stigmatizzato i comportamenti degli ex tuttofare che hanno ricevuto l’usufrutto dalla zia scomparsa e, alla fine, ha chiesto al giudice Marianna Panattoni di emettere un ordine restrittivo (non previsto dalla legge italiana in queste modalità) e di trasmettere gli atti alla Procura, come poi accaduto senza obiezioni del pm Anna Maria Rossi, che ha detto di non aver ravvisato comportamenti offensivi o minacciosi dell’imputato.

 

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